Termino “Un Oceano senza sponde”, di Scott Spencer, in treno, come spesso accade in questi anni della mia vita di pendolare. Sono così profondamente assorta che non mi accorgo del controllore che mi squadra paziente, senza disturbare, in attesa che gli mostri la mia prenotazione. “Ce l’ho ce l’ho”, sussurro trafelata mentre apro la valigetta con mani ansiose. Sorride, ringrazia e io mi riposiziono isolandomi dal mondo, con la speranza che nessuno si azzardi a disturbarmi più fino all’ultima pagina e anche oltre.
Oltre, soprattutto oltre.
Perché poi, lette le ultime righe sorge il bisogno di digerire ogni parola, ogni sensazione, ogni battito di cuore, ogni attesa.
L’attesa è forse il tema centrale di questo romanzo in cui l’amore non corrisposto, o meglio, l’ossessione amorosa, è il protagonista indiscusso.
“Non sappiamo perché amiamo le persone che amiamo, non sappiamo nemmeno se le amiamo davvero. A questo serve l’amore. A tirarci fuori dalla razionalità e portarci nel regno del sacro.”
Kip è colui che ama per tutta la vita senza ricevere nulla in cambio, ed è disposto a qualsiasi cosa pur di tenersi aggrappato all’idea che si è creato di colui che ama. Come se temesse di perdere, lasciandolo andare, una parte di sé.
Perché quell’idea, in effetti, è tutto ciò che possiede.
“Quando di qualcuno ami le sue parti più difettose e problematiche, non c’è modo di uscirne. Sei impigliato, sei sommerso. Ci sei dentro a tempo indeterminato. Non solo hai visto il peggio, ma lo hai accolto.”
Questa la tragedia dell’amore non corrisposto, si resta impigliati a tempo indeterminato. Bisognerebbe invece essere capaci di concedere solo sei mesi a questo amore, per consentirgli di raggiungere l’universo del reale. Se a quel punto non è arrivato, non arriverà mai. Voltare pagina quindi e dare quell’amore a qualcun altro e se non è possibile allora convogliare la propria energia altrove. Smettere di illudersi e di sperare che arrivi il momento in cui l’amore non corrisposto otterrà la giusta
ricompensa.
L’amore a volte trasfigura, a volte redime, ma capita anche che distrugga la vita quando il desiderio diventa come “un oceano senza sponde”.
“Prenditi i soldi, prenditi la terra, gli alberi, prenditi l’attesa e lo struggimento, prenditi la fame e la speranza. Il nostro terribile viaggio è finito.”