Racconto-canzone

C’era una volta una bambina, che però sembrava una donna, che era abbastanza simpatica, ma sembrava antipatica e possedeva un sottile sarcasmo che sembrava pungente maleducazione. Aveva addosso una faccia normale che sembrava particolare, con due occhi marroni che sembravano verdi, un sorriso poco presente, che sembrava spesso assente e uno sguardo attento che però sembrava alquanto distratto.

Aveva in testa un castello con torri, mura e ponte levatoio, che però sembrava un fortino; lo teneva fisso su in alto attaccato a dei fili di spago che sembravano ragnatele. Il castello era colorato di viola ma sembrava celeste, sopra il castello c’erano spesso nuvole rosa che però sembravano gialle e oltre le nuvole c’era senz’altro il sole, ma sembrava ci fossero soltanto le stelle e la luna.

La donna possedeva milioni di parole che aveva deciso fossero sue ma non lo sembravano proprio, e se ne stava lì in mezzo ad altri ottomiliardi simili a lei fingendo di avere una vita che valesse di più, anche se sembrava una vita come tutte quelle degli altri.

Stava pensando ardentemente di voler scrivere una canzone, ma sembrava che dalla sua testa venissero fuori soltanto racconti; cercava tra le sue milioni di parole un ritornello, ma sembrava ne uscissero solo descrizioni pressappochiste di ambienti e castelli che erano del tutto simili al suo, ma sembravano diversi.

Scriveva dando per scontato che non la leggesse nessuno, ma sembrava che vivesse dando per scontato che la leggessero tutti; aveva paura che la sua vita cambiasse drasticamente, ma sembrava avesse paura che rimanesse immutata irrimediabilmente; aveva paura di non riconoscersi, ma sembrava aver paura di restare uguale… e mossa da un entusiasmo disumano che sembrava del tutto umano, buttava giù parole che sembravano messe a caso, ma non lo erano affatto!

Avrebbe voluto parlare d’amore che sembrasse odio, di sogni che sembrassero incubi e di piaceri che sembrassero dolori.

Aveva ben in testa il modo preciso in cui farlo, ma sembrava non lo avesse affatto e quando iniziò a scrivere scrisse di se stessa, anche se sembrava parlasse di un’altra, del suo castello in aria che non sembrava nemmeno esistesse, di nuvole rosa che sembravano gialle e di parole che pensava fossero sue ma sembrava non lo fossero per niente.

E alla fine su quel foglio che le si posava lì davanti ma sembrava le stesse accanto, era uscita fuori una storia che non parlava d’amore e non sembrava nemmeno odio, e non parlava nemmeno di sogni che non sembravano neanche incubi e non parlava nemmeno di piaceri che non sembravano nemmeno dolori.

Anche quella che avrebbe tanto voluto nascere canzone quindi sembrava essere soltanto un altro racconto, non musicabile affatto! Allora lei pensò, dietro al suo sorriso triste che sembrava felice, che fosse tutto davvero ingiusto anche se sembrava fosse completamente lecito…

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