Perdonami per questi giorniUn irresistibile desiderio di afferrare penna e carta e scrivere. Grazie a te.
Voglio solo silenzio intorno.
Ogni impegno è rimandato e nella mente questo unico obiettivo. Mettere in ordine i pensieri, lasciarli correre liberi ancora per un attimo e poi catturarli sulla carta rendendoli prigionieri per sempre.
Conosco me stessa e i miei pensieri e quindi so che devo essere velocissima ad afferrarli prima che riescano a lasciare il loro spazio vuoto dentro di me.
Eccomi. Cosa ho pensato oggi? Perché sono venuta a “vederti”?
A questa domanda qualche ora fa non sono riuscita a rispondere. Poi mentre camminavo verso di te guardando il cielo l’ho capito.
E l’ho capito grazie alla incredibile sensazione di leggerezza che ho sentito improvvisamente nel mio cuore.
Una sensazione difficile da spiegare eppure essa stessa spiegazione.
Stavo arrivando da te perché mi sentivo come se tu mi stessi chiamando, sussurrando piano che era tutto a posto e che ogni cosa stava andando esattamente come doveva andare.
Allora ho sorriso per strada da sola, poi ho pianto e di nuovo sorriso, fregandomene dei passanti e dei loro sguardi curiosi.
Perché nel tuo tentativo di rassicurarmi riuscivo a vedere il lato più buffo di te, le tue arrabbiature, la tua insofferenza, il tuo sbuffare e, insieme a tutto ciò, la tua grande umanità e il tuo volermi bene, a modo tuo.
Avevamo deciso che nel 2017 avremmo compiuto 30 anni e non 50 e per questo mi chiamavi ancora ragazzina.
E’ stato semplice perdersi nel desiderio di sentirmi perdonata per il poco che sono riuscita a fare per te in questo ultimo periodo della tua vita.
Di giustificazioni posso trovarne mille, ma non voglio.
Avrei dovuto chiamarti, sentirti più spesso, costringerti a non allontanare tutti da te.
Perdonami per averti relegato in una comoda parte di me che visitavo solo di tanto in tanto. Però eri lì e non ho mai pensato nemmeno per un momento che avresti potuto non esserci più.
A tutto questo e a molto altro ho pensato arrivando da te. E avrei voluto dirtele tutte queste cose appena ho visto il tuo viso sereno e finalmente in pace.
E forse te le ho pure dette e comunque sono sicura che tu le hai capite.
Per un istante ti ho rivisto nei corridoi con il tuo incedere lento e il tuo modo unico e curioso di scuotere la testa.
Ho risentito il tuo abbraccio forte e la tua stima quando mi chiedevi un consiglio di lavoro.
E ho sorriso ripensando a quando, entrando in ufficio al mattino d’estate ti trovavo davanti al computer con l’aria condizionata a mille, gli occhiali scuri e le finestre chiuse.
Capivo che sarebbe stata dura, ma provavo a vincere io riempiendo l’aria di sorrisi.
Non sempre ci riuscivo, ma quando succedeva allora sì che diventava una gran bella giornata.
Perdonami per questi giorni… non ho saputo come fare… (Laura Pausini, Non è detto).