Apro la porta piano, intimorita come sempre.
E’ strano che io lo sia perché so in anticipo cosa vedranno i miei occhi.
“La tempesta perfetta”.
La tua camera è così.
Il disordine della tempesta unito all’ordine della perfezione.
“Mamma per favore, non spostare niente, perché io trovo tutto”.
Questa frase, che mi hai ripetuto non so quante volte fin da bambina, dice tanto di te, ma anche di me.
Perché nel profondo so che sono io ad averti trasmesso questa predisposizione al disordine e perciò, di tanto in tanto, tento di porvi rimedio con impeto alla ricerca di un ordine assoluto che io e te non possederemo mai.
Ma torniamo a me, che entro piano e mi sforzo di ricordare dove posso avere nascosto ciò che sto cercando.
L’ho nascosto tanti anni fa perché tu non potessi trovarlo fino ad oggi. E talmente bene in quella parte della tua stanza dedicata ai ricordi di te a cui non voglio rinunciare, che io stessa fatico a ritrovarlo.
Ma ecco che la rigida copertina rossa sbuca dai libri di Roald Dahl e tu sei lì dentro.
Tu, con tutti noi.
Ci sono le mie paure, il mio latte, il tuo peso, i tuoi buchetti del cuore, le passeggiate nel marsupio, i nonni, le partite a tennis di Matteo, i tuoi sorrisi meravigliosi dedicati a lui e al babbo.
Rileggo ogni frase e piango. Piango in quel modo senza limite che ti fa a volte provare imbarazzo per la forza con cui escono le mie lacrime, ma ora posso farlo perché tu non mi vedi.
Ho annotato mille storie piccole, che lette a distanza di 24 anni, sono diventate gigantesche.
Di tutti i momenti in cui avrei potuto consegnare questo quaderno nelle tue mani ho scelto questo giorno, perché ciò che racconto di te all’interno di queste pagine si ferma alla fine di un percorso, così come oggi è finita una parte del tuo.
Ed io mi trovo di fronte ad una donna splendida, più bella di quanto avrei mai potuto sognare.
E non sto parlando del tuo aspetto fisico, non solo.
Mi preme altro. Mi importa molto di più quella parte di te che non tutti riescono a vedere solo guardandoti.
Adoro la tua indipendenza, il tuo essere persino più matura di me a tratti.
Adoro il tuo disordine che diventa ordine nella tua mente.
Amo i tuoi bronci mattutini, le tue coccole, quella tenerezza infinita che sai dedicare ai bambini.
Amo la tua simpatia e il modo in cui riesci sempre a farmi ridere.
Amo, amo, amo da morire quella vita che vedo scorrere impetuosa nelle tue vene.
Non fermarti amore, non piegarti, non smettere mai di sognare e resta libera. Sì, resta soprattutto libera, sempre.
E, ti prego, non smettere mai di ripetermi “Mamma stai trampilla”.
Nove febbraio 2000
Considerazioni finali del periodo di “osservazione” del soggetto Federica
(Scriverò ancora tanto di te, ma altrove)
Cara Federica, hai fatto tanti progressi, stai proprio diventando una bimba grande. Ci conosciamo meglio ora e riusciamo a capirci di più. Spero che l’ecografia che farai il prossimo 10 marzo ci dica che tutto è andato a posto. Voglio dirti che sei tanto carina e molto dolce. Fai sorrisi meravigliosi, ti piacciono da morire le coccole e stai seduta da sola senza più bisogno di aiuto. La pappa non ti fa impazzire ma spero che il tuo entusiasmo migliorerà.
Hai un fratello meraviglioso che stravede per te e che non fa altro che ripetere “ma la vedi com’è bella?”
Ah dimenticavo, il soprannome che ti ha dato alla nascita è Pus, mentre io ti chiamo Chicca e il babbo Frederic. A proposito del babbo, sembrate proprio due innamorati.
Spero che tu un giorno leggendo questo diario tu possa capire quanto amore e quanta fatica vi sono racchiusi. Ti ho aspettata tanto, ma non potevi nascere più carina di così.
Sei il nostro amore.
La mamma