Un’isola costantemente alla ribalta delle cronache fa da sfondo a questo delizioso romanzo Le tartarughe tornano sempre di Enzo Maria Napolillo. E’ un luogo di frontiera posto alla fine del mondo, costretto a fare i conti ogni giorno con la sofferenza dei disperati che sfidano la morte alla ricerca della salvezza.
Mi rendo conto di essere estremamente poco obiettiva quando si parla di tragedie del mare e che avrei la tentazione di tuffarmi in acqua per recuperarli tutti ad uno ad uno, ma ti assicuro che l’argomento viene affrontato con dolcezza e speranza e che la storia che racconta questo libro è soprattutto quella di due ragazzi che si amano.
Salvatore e Giulia si conoscono su questi scogli, si innamorano e aspettano l’arrivo dell’estate per rivedersi. Non vorrebbero lasciarsi mai eppure sono costretti ogni anno a farlo fra mille promesse, sussurri e lettere rosa che attraversano l’inverno per traghettarli all’estate successiva.
Fino a che un giorno tutto cambia, quando scoprono in mare il cadavere di un bambino di colore. Uno dei tanti che non ce l’ha fatta tentando di raggiungere la vita. E’ dolore, paura e rabbia. Non è un solo corpo, sono tanti e riempiono l’acqua di disperazione e muti rimproveri.
Questa nuova consapevolezza cambia improvvisamente la percezione di loro stessi e del mondo. La cambia così tanto che il filo che lega i due ragazzi sembra sul punto di spezzarsi. Eppure resiste, perché è vero che l’isola è di chi rimane e di chi arriva, ma è anche di chi ritorna.
E le tartarughe tornano sempre.
Noi siamo nelle lettere.
Non avremmo nessuna possibilità nel mondo reale.
Io qui e tu lì.
Se ci sentissimo, perderemmo il significato della nostra lontananza.