L’estate sta finendo

Mi rendo conto soltanto adesso, mentre sono qui che scrivo, della diversità assurda che ho avuto addosso in questa estate… penso, con un senso di incredulità agli aperitivi che non ho fatto, alle cene che ho saltato, alla disco che ho boicottato… Penso ai viaggi in treno mancati, agli aerei non presi, al Bocabarranca dove, per la prima stagione in vita mia, non sono andata neanche una volta. Non faccio che ricordare le estati precedenti e mi sembra tutto così lontano: le chiacchiere per strada, il rumore dei fuochi artificiali del 10 agosto a Cervia, la giornata in spiaggia stesa sul lettino da mattina a sera, i bomboloni caldi a tarda notte, le scarpe che mi fanno male perché anche stasera abbiamo ballato troppo… E poi andiamo a fare un aperitivo che vorrei uno spritz e tante patatine? Dai Patti prendila tu la macchina stanotte!? Ed il mio solito “L’estate sta finendo, un anno se ne va, sto diventando grande: lo sai che non mi va?!”

E così in questa estate alternativa ho imparato che anche col pancione raramente qualcuno si ferma per farti attraversare la strada, anche se ti trovi sulle strisce, anche se loro sono incolonnati in fila, anche quando fa incredibilmente caldo, anche se sta piovendo. Ho imparato che chi ti offre aiuto è quasi sempre qualcuno che ci è già passato e senz’altro è qualcuno che, nel passarci, ha fatto abbastanza fatica. Ho capito che non tutte le gravidanze sono facili e veloci, alcune sono difficili, altre difficilissime e che non tutte le gravide sono belle e con una luce diversa negli occhi.

Ho notato che il 90% delle persone ti cede il posto in fila al bagno, ma alcune se ne fregano e fanno finta di non vederti, mentre altre sono ribelli e ti fanno presente che, nel tuo stato, potresti sorpassare tutti: a volte sorpassare è indispensabile, altre volte divertente, altre volte non serve e ti viene da rispondere che non è urgente e che puoi aspettare.

Poi ho scoperto che il caldo può diventare caldissimo, e che i piedi possono sudare tantissimo, anche quando è un giorno fresco e non ti sembrava che fosse poi così difficile sopportare quella temperatura. Ho scoperto che tante cose (che io davvero prima non ci pensavo) possono essere dolorose, faticose, fastidiose, insopportabili e, a volte, disumane! E ho scoperto che non è proprio una gran fortuna non ingrassare se la colpa è della nausea e dell’acidità. Ho capito che il reflusso è maligno, pessimo da sopportare, anche se il motivo scatenante è la presenza di una figlia nell’addome che ti schiaccia lo stomaco, e ti rimanda su tutto quello che hai deciso di mangiare. Automaticamente, di conseguenza, ho imparato anche che, spesso e volentieri, se hai la nausea le voglie non esistono!

Ho compreso che la coca cola può diventare la tua migliore amica nel prima, l’epidurale nel mentre e la sdraietta vibrante e i “rumori del bosco” nel dopo!

Ho imparato che non puoi ovviamente dormire a pancia sotto perché la schiacci, non puoi dormire a pancia su perché ti schiaccia, non puoi dormire sul lato destro perché ci rimette il tuo fegato, quindi ti resta soltanto il fianco sinistro e magari con la testa un po’ rialzata, visto che troppo stesa rischi di vomitare. Poi ho imparato anche che a pancia sotto non puoi dormirci nemmeno dopo, che ti si “spaccano” le tette: ma quanto fa male allattare?! Perché non lo dice mai nessuno?

Ho capito che molta gente si diverte a farti saltare i nervi, e i nervi saltano con una facilità esasperante. Sembra assurdo ma tu, in questi momenti, non sei soltanto felice, serena e beata, dopo aver avuto una figlia sei anche un po’ nervosa, un po’ triste, un po’ traumatizzata e in più sei tutta dolorante, come se ti fosse passato addosso un tir (che non è passato per davvero, ma sembra). E ti ripeti che alla fine siamo nati tutti da lì e che le donne partoriscono così da sempre, e che ce la farai pure tu. Ma intanto hai patito un male che non credevi che fosse possibile esistesse un male così (che via non potevi immaginarlo finché non lo hai sentito arrivare) e ora non puoi stare seduta per le emorroidi e i punti e i dolori dappertutto, a causa delle mosse strane e assurde che hai fatto, per far passare il cocomero (che sarebbe tuo figlio all’ultimo capitolo dell’app che ti sei scaricata per affrontare la gravidanza senza fare un corso pre-parto) e farlo uscire dal tuo ventre.

Poi ho imparato che se ti scappa da spingere è meglio dirlo: anche questo non me lo aveva mai detto nessuno!

E insomma ho capito anche che in questi periodi avresti bisogno di assistenza e aiuto fisico e mentale, e qualcuno te lo da, ma poi te lo fa pesare (o ti sembra volerlo fare), e questo ti indispettisce, perché ce l’hanno fatta tutte le tue amiche ad affrontarlo, e pensi che ce la potresti fare pure tu, anche da sola, ed effettivamente sì, ce la faresti, ma è meglio se metti da parte l’orgoglio e un po’ di aiuto te lo fai dare: fidati! A me, personalmente, basta soltanto avere l’artrite dormiente.

Mi hanno detto che è importante sfogarsi, scrivendo e parlando (sto scrivendo questo pezzo apposta), che è indispensabile sfogarsi “con la bocca” urlando e imprecando! Bisogna lasciarsi andare e liberarsi del disagio creato dagli altri più che si può, dicendo anche qualche parola di troppo: cosa ci interessa, dobbiamo stare bene!

Durante questa estate ho capito che tutti vogliono dire la loro, darti consigli, esprimere a parole tutto quello che non hanno studiato, ma pensano di sapere, e via con le solite frasi: “Ma per me questa bambina ha fame”; “Ma per me deve mangiare ancora”; “Ma forse il tuo latte non è nutriente”; “Ma sarebbe stato più facile con il latte artificiale e il biberon”… E grazie al caxxo, già lotto contro un dolore esagerato e inaspettato, almeno voi lasciatemi stare!

E in questa calda stagione ho notato che quando giri con la pancia, o con la carrozzina, alcune donne iniziano a sorriderti, a parlarti (e prima non l’avevano mai fatto), a lanciarti sguardi di approvazione; come per farti capire che ti accettano e che ora fai parte di loro, del loro clan, ed io vorrei soltanto dirgli: “Dai lasciate perdere, magari anche no!!”

Mi sono resa conto amaramente che alcune persone estranee guardano la bambina nell’ovetto fino a quasi entrarci dentro: non lo sopporto!

Ho capito che ad un certo punto, se decidi di fare questa esperienza della genitorialità, inizi per forza a parlare di cacca, e non lo puoi evitare perché non ne hai mai vista così tanta in vita tua (soprattutto se, come me, di quando eri tu a farla non hai ricordi, non avevi mai cambiato il pannolino del figlio di un altro, né hai mai avuto un cane o un altro animale domestico da accudire, ed è quindi la prima volta che qualcuno ti fa sporcare le mani con la sua cacca).

Ho inaspettatamente compreso che chi è già passato su questa strada anni fa, spesso non ricordi che fatica sia stata; mentre chi non ci è mai passato, ovviamente e come per tutto, non può averne un’idea e, aggiungerei, che soltanto tu puoi veramente renderti conto di quello che stai passando, ogni esperienza è diversa e a se: insomma chi non è “me” non può davvero capirmi!

Ho capito inoltre che non è opportuno perdere tempo a invidiare le altre, quelle che a partorire non hanno sentito neanche un po’ male, che ci hanno messo un attimo, che hanno avuto un parto bellissimo e i cui figli son perfetti, non piangono mai e mangiano il giusto, cagano il giusto, dormono sempre, stanno sempre bene, sempre sereni,  sempre sorridenti e mai un attimo aggressivi, perché secondo me mentono!

Dal canto mio ho imparato a dare soltanto risposte vaghe, lasciando dubbi e perplessità, senza davvero dare indicazioni reali su nulla, che tanto lo sappiamo tutti che stanotte può aver dormito, il giorno prima no, e la notte successiva chissà: cosa lo si chiede a fare? Mah!

Ho capito che fare la lista nascita su Amazon è un’idea strabiliante e superlativa! Direttamente dal tuo telefono puoi modificarla e arricchirla in tempo reale e, ogni volta che avviene un acquisto, ogni prodotto ti arriva immediatamente e direttamente a casa, accompagnato dal biglietto degli auguri!

In questa bella stagione agli sgoccioli ho studiato persino le sette cose che voglio imparare a dire, con costanza, a mia figlia: 1) ti voglio bene; 2) sono orgogliosa di te; 3) mi dispiace; 4) ti perdono; 5) raccontami; 6) questa è una tua responsabilità; 7) sei in grado di poter fare qualsiasi cosa. E le ripeto piano, qualcuna gliela dico già, non me le voglio dimenticare!

Ho capito che, visto che ancora non capisce nulla, posso leggerle i libri che ho scelto per me, senza preoccuparmi del significato, e delle parole poco adatte ai bambini. Ho scelto, per farmi compagnia in tutta questa gravidanza e i primi giorni della sua vita, i quattro volumi di Elena Ferrante de L’amica geniale, una di quelle storie che ti prende e non ti molla, che ti coinvolge e ti distrae, ovviamente su kindle, che è sicuramente facile da portare ovunque (ospedale compreso) e da leggere al buio senza disturbare nessuno!

E poi, durante queste notti di fine estate, ho deciso di scegliere per lei la mia musica e le mie canzoni, e di farla crescere con Carmen Consoli, con Brunori sas, con Battisti e Vasco Rossi e come colonna sonora, invece di quelle fastidiose canzoncine cantilenose e  sceme che io non riesco ad ascoltare, le farò ascoltare ciò che piace a me, partendo dalla playlist che ho ascoltato per tutta la gravidanza, e che la bambina conosce già, con Coez, Levante, Calcutta, Caparezza, Motta e Malika Ayane!

E insomma questa estate 2019 se ne sta andando, mentre io sono sempre io, anche se ho avuto una bambina ed ora mi definiscono una milf. Mi sento felice, curiosa, pronta, mi sembra di avere l’età giusta, e di aver fatto, prima di averla, tutto quello che avrei voluto fare nel mio prima. E penso che davvero avere un figlio è una di quelle cose che devi volere proprio, fino al midollo, perché fare un figlio è una prova dura e pesante, per la quale ci vuole forza, coraggio e tanta determinazione… e se non sei convinta, e la prendi sotto gamba, o è il tuo compagno a non convincerti, o a non essere convinto, la fatica diventa doppia, tripla, quadrupla: insostenibile… nella mia testa ho capito anche quanto sbaglino quelli che scelgono di fare i figli per provare a salvare la coppia già in crisi: se non c’è di base un sacco d’amore, vero e stabile, il terremoto di un figlio potrebbe davvero e soltanto distruggere tutto!

Non mi resta che dire che è stata dura, ma bella questa esperienza, ed è stata dolorosissima, ma talmente emozionante che alla fine si riesce a sopravvivere… e insomma: l’estate sta finendo, un anno se ne va, sto diventando grande e questa volta quasi quasi mi va!

Buon autunno da Rimmel Ribelle.

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