Sai che ormai non servono neppure più parole?
Alzo lo sguardo, lei mi intercetta, sbriga velocemente gli acquisti di altri clienti e poi, con un lento movimento fluido del corpo che mi incanta sempre un po’, esce sul retro e torna da me.
Raccoglie con maestria i gambi in una mano, con l’altra li lega in un bellissimo fiocco di raso rosso e mi porge il mazzo.
Non serve neppure che io aspetti il tempo necessario per pagare. Il nostro è un tacito accordo e lei sa che alla fine di ogni mese avrò saldato ogni mio acquisto.
Le sorrido, lei mi risponde dolce, ma incerta.
Non si fida. Vorrebbe fare di più, ma non si fida. O forse è meglio dire che non trova il coraggio di andare oltre alla dolcezza del suo sorriso.
C’è una linea quasi concreta e visibile che, per ora, non può essere oltrepassata. E’ quella del mio dolore.
Netta, tagliente, talmente vera da impedire a chiunque di ignorarla.
Ci siamo io e c’è il mio dolore dietro di lei.
Vorresti dirmi che così non va bene lo so, che non erano questi i nostri accordi, che ti avevo promesso che sarei stato forte e bla bla bla. Tutte stronzate.
Lo dicevo solo per farti contenta. Assecondare i tuoi deliri di generosità verso una vita che ti stava strappando via da me mi pareva in quel momento l’unica via possibile.
Ma quel momento è passato. TU sei passata. Oltre. Altrove.
Possiamo definirlo in tanti modi il luogo in cui ora sei. Ciò che conta è che non sei qui con me e ora lo decido da solo come gestire il mio dolore.
E no, non sono forte.
Non ho nessuna voglia di essere forte. Che poi esattamente cosa vorrebbe dire? Come dovrei dimostrartela questa mia forza?
Mentre il mio cervello continua ad elaborare pensieri scomposti, i piedi arrivano esattamente dove sanno e gli occhi vedono ciò che già sapevano che avrebbero visto.
Potrei innervosirmi. E in effetti accadeva in principio. Stupore e rabbia.
Ma ora sta passando, anche se ammetto che vorrei tu potessi spiegarmi il senso di quello che vedo. Ma non puoi farlo e quindi anche la rabbia diventa inutile.
La rosa rossa, con il suo lungo stelo è sempre appoggiata nello stesso identico punto di fronte alla tua fotografia, obliqua e in bilico.
La stessa posizione, ogni giorno, fin dal primo giorno.
Ma Cristo, neppure le amavi così tanto le rose, o almeno così dicevi a me.
E poi è mai possibile che nonostante tutti i miei tentativi di fregare il destino cambiando orari e abitudini io non sia mai riuscito ad arrivare in tempo per svelare il mistero?
E’ un uomo o una donna? Amore o amicizia?
Dov’è custodito questo segreto che non riesco a svelare?
Guardo il tuo viso e sembra quasi che tu desideri spiegarmi. Hai sulle labbra quel sorriso bellissimo che voleva dire tutto.
E mi basta. Stai tranquilla, sono tranquillo.
Non lo saprò mai dove si nasconde questo dolcissimo pezzetto di vita che non conosco.
Non voglio cercarlo, non voglio trovarlo.
Provo ad immaginare la mano sconosciuta che si china e posa la rosa di fronte a te.
Penso che lo faccia con amore.
E questo mi basta.