Le mie escursioni in libreria sono talmente frequenti che non passa giorno in cui qualcuno mi chieda: ‘devi per caso fare un giro in libreria?’ Il bello è che continuo a comprare e accumulare libri in maniera ossessivo compulsiva, quasi dimentica del fatto che ho ben altro che 24 ore al giorno per leggere.
Ebbene, solo qualche tempo fa, prima che tornassimo zona rossa per il periodo delle festività, ho posato gli occhi su Ilaria Tuti e il suo ‘Fiori sopra l’inferno’. Mi sono improvvisamente ricordata che il titolo era da tempo presente in una delle mie tante liste dei “vorrei” e che recentemente me lo aveva consigliato anche una cara amica. I gialli non sono il mio genere preferito, ma di tanto in tanto ne ho voglia, soprattutto se intravedo nella trama una profonda indagine psicologica e introspettiva, che in questo Thriller d’esordio della friulana Ilaria Tuti ho trovato insieme a molto altro.
La vicenda, che si svolge in una terra incontaminata e generosa, fatta di foreste orridi e laghi, dei quali ti pare quasi di poter sentire il profumo, è ispirata ad un esperimento scientifico realmente accaduto e del quale, per ovvie ragioni, non posso anticiparti nulla.
Ti troverai di fronte ad un Commissario donna, Teresa Battaglia, rude e spigolosa, ma con un cuore tenerissimo che combatte con tenacia la malattia e le proprie paure. Le vorrai bene, ne sono certa. Ma non solo, riuscirai a provare empatia e compassione anche per chi, fin dalle prime pagine potrà apparirti come un mostro.
E’ un romanzo che, a mio avviso, ha come protagonista assoluta la maternità. Dopodichè non posso davvero aggiungere altro se non dirti che i giorni di festa mi sono svegliata di proposito prima di tutti quanti, solo per riuscire a leggerlo e terminarlo indisturbata. Desideravo arrivare alla fine per capire e allo stesso tempo speravo non finisse più. Concludo assicurandoti che scoprirai un sentimento primordiale e spoglio di ogni ipocrisia e umana bassezza.
“Forse loro vedono il mondo meglio di noi» disse, in un sussurro. «Vedono l’inferno che abbiamo sotto i piedi, mentre noi contempliamo i fiori che crescono sul terreno. Il loro passato li ha privati di un filtro che a noi invece è stato concesso. Questo non vuol dire che abbiano ragione a uccidere, o che io li giustifichi» «E allora che cosa significa?» «Che in un lontano passato hanno sofferto e quella sofferenza li ha trasformati in ciò che sono. Io questo non lo posso dimenticare»