“Ti devo un ritorno” di Niccolò Agliardi è un romanzo liberamente ispirato ad un fatto di cronaca accaduto alla fine di giugno del 2001.
Un narcotrafficante spagnolo compra uno yacht chiamato Mario e incarica un italiano di Mazara del Vallo di recarsi in Venezuela a recuperare 540 kg di cocaina purissima.
Sulla rotta del ritorno il timone si rompe e l’italiano resta per due mesi in mezzo all’Atlantico fino a quando le correnti lo portano sulle Isole Azzorre a Sao Miguel.
Prima di farsi ricoverare per disidratazione e poi arrestare, tenta di nascondere il carico sul fondo del mare, ma la cocaina finisce sulle spiagge dell’isola dando inizio ad un incubo di tossicodipendenza giovanile e di morti per overdose.
Le Isole Azzorre sono un paradiso che ho visitato qualche anno fa e nel mio cuore le rivedo sempre come il simbolo della purezza e della forza della natura. Pensarle sporcate da una simile tragedia mi ha coinvolta ancora di più nella storia.
Pietro, il protagonista, è un trentaduenne che fugge da Milano con la sua tavola da surf per combattere il dolore di una perdita sperando di trovare pace nelle onde delle Isole Azzorre. Non è più un ragazzo, ma non è ancora riuscito a diventare un adulto. Suo malgrado verrà coinvolto in una vicenda dai contorni torbidi e troverà la strada per crescere grazie ad incontri speciali, fatti di dolcezza, empatia ma anche grande dolore. Incontri magici ed eterni che l’isola gli regala e che riescono finalmente a condurlo verso una nuova consapevolezza e maturità.
“Quello che ti è accaduto pensalo come fosse una nuvola, è già diventato qualcos’altro, guarda su, alza lo sguardo”.