Avevo un’altra idea dell’amore.

Avevo un’altra idea dell’amore.
Mi immaginavo i fiori rossi, le rose,
non mi aspettavo tutte queste spine, i tagli, le ferite e tutti questi lanci di oggetti che distruggono piano piano tutte le cose. 
 
Lei arrivò con pretese e imposizioni.
Non domandava, ordinava solo e ingarbugliava le sensazioni.
Conosceva le parole come scusa e grazie, ma si era convinta a non usarle quasi mai.
Non ricordava come fosse arrivata fin lì, ma pretendeva tutto come se tutto le fosse dovuto.
Non era una regina, ma si comportava come tale.
Non era il capo, ma si era abituata a comandare.
 
Avevo un’altra idea dell’amore.
Immaginavo una colonna sonora dolce con alla base i pezzi di Giovanni Allevi.
Avevo scelto la mia playlist, non mi aspettavo tutte queste grida, la voce graffiata e i suoni distorti di tutta questa elettronica desolazione.
Un mulatto,
un albino,
una zanzara,
la mia libido.
 
Lei arrivò con malsane aspettative.
Gli occhi feroci, i denti stretti e un quadernone di taglienti direttive.
Sembrava più un demonio e non una benedizione come spesso era stata pensata da chi era lì ad aspettarla e ora le voleva bene.
Lei non voleva quasi mai parlare, voleva soltanto litigare.
Non diceva mai di sì alla prima e non rispondeva nemmeno chiamandola col proprio nome.
Conosceva l’educazione e il rispetto, ma aveva deciso di non condividerle quasi mai.
 
Avevo un’altra idea dell’amore.
Me l’aspettavo sana, genuina, stabile, garbata e positiva. 
Mi aspettavo un mare lento addormentato dopo la tempesta devastate della vita, ma le onde sono ancora alte e seppeliscono tutto quanto con una lentezza infinita.
 
Avevo un’altra idea dell’amore.
Immaginavo colori pastelli rose rosa, violette e arcobaleni.
Stelle gialle e rossi cuoricini.
Non mi aspettavo tutto questo orrore che ha spesso soltanto sfumature di color marrone.
 
Avevo un’altra idea dell’amore. 
Una smentita. 
Una smentita.
Una smentita.
Una smentita.
Una smentita.
Una smentita.
Una smentita.
Una smentita.
Una smentita.

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