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Prendi fiato

Scusa il ritardo: sono sempre un po’ in ritardo! Mi perdo mentre mi preparo e mentre mi faccio la piastra; non lo faccio apposta, mi distraggo, mi metto a pensare, mi guardo allo specchio e parlo tra me e me, godendo dei momenti che posso dedicare a me stessa! Sono in ritardo anche quando devo dormire, non mi addormento, dormo poco perché fondamentalmente mi sembra di perdere tempo! Non so se ti ho detto di Sabrina? Ha smesso di mangiare alcuni alimenti perché non si sente bene e ha spesso la nausea: le hanno diagnosticato l’artrite reumatoide e le hanno fatto iniziare una cura tosta! Ora mangia solo pizza praticamente, ogni tanto l’ho vista mangiare maccheroni in bianco e patate al forno; non mangia altro, solo maccheroni e pizza, è diventato difficile anche invitarla a cena! Comunque io la invito lo stesso, poverina, da un giorno all’altro non era più indipendente: ti immagini? Non riuscire più a vestirsi, a mettersi le scarpe da soli, non riuscire ad aprire una bottiglia e nemmeno a scendere dalla propria auto senza un aiuto!! Sua madre ora è a terra! Questa storia l’ha distrutta! Hai presente sua mamma? Quella magra: la conosci di sicuro! L’avrai vista al supermercato, è sempre là, anche la domenica, anche se fa la casalinga! Quanto detesto le casalinghe che vanno al supermercato la domenica. Non che mi diano fastidio, lo dico in senso buono: non voglio offendere nessuno! Dico solo che la gente che potrebbe andare al supermercato in qualsiasi momento della settimana, la domenica dovrebbe restare a casa e lasciare posto a coloro che, lavorando continuamente, non avrebbero proprio altro modo per comprarsi da mangiare! Sono convinta che nei giorni di festa i supermercati non dovrebbero aprire! Ma che moda è? Con questi poveri commessi sempre presenti da mattina a sera, in pausa pranzo, la domenica.. e ora anche il giorno di Santo Stefano? Secondo me dovremmo tutti organizzarci, metterci d’accordo e boicottare questa cosa assurda!! Non credi? Hai presente Piero? Anche lui sarebbe d’accordo con me! Piero è il cugino di Fabio, quello basso che abbiamo salutato l’altro giorno! Ti ricordi? Dai per me l’hai visto: lo conosci di sicuro! Mi sembra si chiami Farolfi di cognome: ho un vuoto mentale! Come quella volta che ero con Pamela Scuri e non mi tornava in mente nulla! Sicuramente avevamo bevuto tanto: abbastanza! Era una serata alternativa: festeggiavamo tutto una volta, come se fosse sempre festa! Adesso è un po’ più difficile farlo, si lavora e la gente è più stanca. Mi capita però di rilassarmi talmente tanto qualche volta e dimenticare di dover andare a lavoro! Che belle quelle serate, che bello quando Pamela Scuri me lo devo ricordare: “Facciamo due macchine Chiara? Così sei più libera, visto che domani lavori!!” Mi fanno ridere quelle serate, quando si esce soltanto per fare un po’ di “balotta”!!

Sono felice che mia mamma non sia come le vostre! Lei capisce le mie serate, lo sa che mi fa bene divertirmi e uscire! Una volta mi ha detto che non importa se non trovo un uomo con cui passare la vita! Mi ha detto che sono una persona già indipendente, sicura e che non ho bisogno di qualcuno per sentirmi felice perché la vita è bella anche da sola: quando per “da sola” si intende stare con me stessa! Alla fine mi faccio compagnia di brutto: penso, fumo, guardo la televisione e mando un sms a mia sorella! Non dorme mai quando io sono sveglia (mia sorella intendo)! Quando le mando un messaggio mi risponde sempre! Probabilmente siamo collegate da una congiunzione astrale; anche mia mamma lo dice: “quando una dorme anche l’altra dorme, ma se una è sveglia stai tranquilla che lo è pure l’altra”. Faceva comodo quando eravamo bambine; mia mamma se lo ricorda bene mentre io no: non ricordo molto della mia infanzia! Solo le cose più traumatiche, quelle che ti destabilizzano. Mia mamma ogni tanto mi chiede: “Ma ti ricordi quella volta che è iniziato a piovere quando eravamo in bicicletta al parco? O quella volta in cui eravamo al mare sulle giostre e tuo cugino piangeva perché il suo gettone era finito prima del tuo?” Rispondo sempre “No”! Non ricordo niente di quello che, secondo lei, dovrei ricordare! Ma se mi chiedesse se mi ricordo di lei, di quando è stata male e del suo tumore le direi: “Sì”!! Quello me lo ricordo molto bene!

Te lo dicevo l’altro giorno: mia mamma è diventata una persona migliore proprio perché è stata male! La gente che sta male capisce di più la vita, capisce di non dover perdere tempo a rompere le balle agli altri, a pretendere troppo, a lamentarsi di stupidaggini, invece di godersi il momento, invece di godere di ciò che ha! Siamo strani noi umani, lo dice sempre la Fra! Hai presente? Dai la Fra l’hai presente di sicuro! La conoscono tutti, o forse no: non la conosci perché non ha mica fatto ragioneria! Comunque la Fra dice sempre che gli esseri umani sono un genere strano: ci vogliono le tragedie per far capire loro che devono vivere!! Tutti gli altri esseri del mondo vivono e basta, senza bisogno della tragedia!! Invece noi viviamo a metà e solo dopo che ci capita qualcosa di brutto iniziamo a vivere per davvero!! Probabilmente è il fatto di essere in alto alla catena alimentare! Se dovessimo fuggire da qualcosa che se ci trova ci mangia, stai tranquilla che faremo di più! Non credi???

la catena alimentare

La catena alimentare

Comunque tu ed io dovremmo stare insieme più spesso! Non lo pensi anche tu? Io lo penso sempre! Ho un’amica: si chiama Linda! Hai presente? Vive in fondo a Via Giacomucci, nella casa rosa pallido. Ogni tanto lei mi chiama e mi dice: “Chiara ti ho sognata, quindi devi venire a mangiare da me: venite tu e Pamela Scuri, venite domani sera!” E solo a quel punto decidiamo di vederci! Praticamente devo aspettare di essere sognata! Invece tu ed io dovremmo avere un appuntamento fisso: il martedì, ad esempio, o la domenica! Se vuoi inizio a venire a nuotare con te il sabato! Tanto ho capito che è l’unico rimedio contro la cellulite! Me l’ha detto una ragazza l’altra sera! Non la conoscevo, ma quando sono uscita dal locale praticamente eravamo diventate amiche! Lei conosce tutti (come me e come la Fra)!! Non so: alla fine in certi posti non dovrei neanche andarci “Conosco tutti” mi dico, ma forse è proprio quello il bello; non vado certo lì per ballare in pista! Se ci penso seriamente mi rendo conto che non vado a ballare (proprio nel senso di ballare in pista) da due anni! Forse da quella volta in cui siamo rimasti a piedi con la macchina al ritorno! Hai presente? Quand’era luglio? Vabbè queste cose sono sempre difficili da ricordare!

Ho visto Ruggero qualche giorno fa, aveva i capelli tutti spettinati, brutti da guardare, non so come dire: non era sul pezzo! Gli ho parlato qualche minuto: anche lui mi ha intrattenuta con un gran discorso e non smetteva mai di parlare! Non capisco perché tutti sentano il bisogno di parlare con me! Probabilmente ho qualcosa scritto in fronte: “pronta per le vostre confessioni”! O cose così! La gente si sente libera di dirmi confidenze che, a mio parere, dice davvero soltanto a me! Tipo Ruggero che si è messo a raccontarmi che, ogni tanto scende in garage e indossa i vestiti dismessi di sua madre! Cioè: ma con te le ha mai dette queste cose? Anche Pamela Scuri se ne è accorta! Mi ha detto: “Sì guarda Chiara, è proprio così”! Mi ha dato ragione! Comunque Ruggero ha staccato: non è più lui! E pensare che quando eravamo ragazzini mi piaceva tantissimo! Me lo ricordo quando veniva a giocare da Amedeo, il mio vicino, lo guardavo e mi dicevo: “Ruggero da grande si fa buono”! E invece no, la vita l’ha portato dalla parte sbagliata, tra droga e alcool, non c’è più con la testa! Eppure gliel’ho detto che dovrebbe smetterla con quella robaccia, ma lui non mi dà retta!! Mentre Andrea e Gianni, quelli che abitavano nella zona delle scuole, vicino alla piscina: hai presente? Quei due fratelli che uno è molto carino e l’altro anche no?! Loro insomma mi hanno ringraziato dopo che, su mio consiglio, hanno smesso di drogarsi! Gli avevo detto: “Ragazzi senza droga starete meglio, fidatevi, non sarete più così annebbiati! Magari ai vostri occhi la “nebbia” può anche apparire piacevole, ma non potrà mai competere con la consapevolezza e la forza delle emozioni che, senza “trucchi”, torneranno ad essere finalmente reali”! E, quando la nebbia è passata, se ne sono resi conto e mi sono venuti a ringraziare! Fidati: se anche i loro trentasei parenti sapessero che tutto questo è merito mio, verrebbero tutti e trentasei qui a ringraziarmi!!!

La nebbia

La nebbia

Guarda lascia perdere! Una tristezza questo Ruggero, una lentezza nei suoi movimenti! Neanche il tempo che ci metteremo Pamela Scuri ed io a fare il presepe di Natale sarebbe bastato a lui per finire il suo drink! Una lentezza straordinaria! E in più mentre parlavamo non rispondeva alle domande! Le domande rimanevano tutte lì: appese sulla sua testa! Comunque mi sono resa conto che non siamo più amici! Non ci frequentiamo più come una volta, come da bambini: ci siamo persi! Gli avevo anche tirato un sasso in testa una volta! Dalla mia finestra, che era un po’ più in alto del giardino di Amedeo, dove si trovava lui, avevo lanciato un sasso (tipo fiume) e l’avevo fatto sanguinare! Che paura m’ero presa quella volta! Una paura incredibile! Lui piangeva disperato: povero Ruggero!

sasso lanciato "tipo fiume"

Sasso lanciato “tipo fiume”

Ecco: il sangue di quel giorno me lo ricordo ancora! Dovrei dirlo a mia mamma, a quella santa di mia mamma! Anche lei ogni tanto mi “impezza”! Quando viene da me per il tè, nel pomeriggio non se ne va più ed io non riesco a liberarmene! Come l’altra sera: è venuta da me la Ginni e si è messa a guardare il tennis sul mio divano! Nella mia testa pensavo: “Cazzo Ginevra è quasi l’una: ma chi cavolo se ne frega di tutte queste palle che rimbalzano?”. Evidentemente a lei interessavano: non se ne andava mai! Ah comunque Ginevra mi ha detto di salutarti! Ti conosce! Mi ha proprio chiesto se fosse vero che eravamo state in vacanza insieme tu ed io! Hanno visto le foto su facebook quei ragazzi! Ne parlavano al bar! Quei “meno-amati”: non hanno veramente altro di cui parlare!! Solo una volta li ho sentiti fare un discorso serio: parlavano della crisi e della mancanza di lavoro! La mia opinione sulla crisi è davvero semplice! Io non l’accetto e quindi se sento la parola “crisi” mentre guardo la televisione cambio canale, oppure esco e vado a comprarmi qualcosa: se avessi i soldi mi comprerei tantissime scarpe!!! Dovremmo fare tutti così: reagire alla crisi comprando cose e cambiando canale! La crisi è solo un’invenzione di qualche assurdo individuo che vuole convincerci che i soldi siano stati creati per essere risparmiati e così, anche chi li ha non li spende e fa cadere ancora più in basso questo paese! La verità è che i soldi sono fatti per essere spesi!!! Pensa che, questa teoria dello spendere, me l’ha insegnata il vecchiettino del caffè basso al vetro del bar e per me è quella giusta! Seguiamola! Promoviamola! Vedrai che poi la crisi sparirà sul serio! Dobbiamo solo boicottarla!

Vado a prendere da bere al bar: vuoi qualcosa?

Mentre ero in fila ad aspettare da bere, mi son resa conto che le bariste di questo locale sono veramente lentissime! C’è una bella differenza tra me e loro! Per preparare un pestato ci mettono quasi cinque minuti contro i miei due minuti e sei secondi! Mi è sembrato un furto di tempo esagerato!! Ti sei accorta che la cosa più importante che abbiamo è il tempo? Io me ne sono accorta da bambina, ascoltando la canzone di Jovanotti che diceva: “Comunque vadano le cose lui passa e se ne frega se qualcuno è in ritardo, puoi chiamarlo bastardo, ma intanto è già andato..”. Durante il tempo che ho regalato alle bariste ho deciso di pensare, ho anche salutato qualcuno, ma più che altro ho pensato! Mi son resa conto che, più di coloro che non rispondono alle domande, mi danno fastidio coloro che ti fanno le domande, ma non ascoltano le risposte! Io avevo un compagno di classe così! Ogni tanto lo incontro ancora e mi chiede le solite cose: “Come stai? E i tuoi? Come va il bar?”. Credo non abbia mai ascoltato nessuna delle risposte che gli ho dato in vita mia! Non riesco a capire perché non si limiti a dirmi soltanto “ciao”!? Oppure, secondo me, dovrebbe limitarsi a usare solo frasi affermative, dimenticando per sempre l’utilizzo del punto interrogativo!! Davvero: tutte le volte che vado a pranzo con la Fra concludiamo la nostra conversazione con un bel: “tutti sono strani”!!

Nessuno più è normale e, sinceramente, non saprei nemmeno dare la definizione di “persona normale”! Il mondo è bello perché è vario: bisogna solo avere pazienza! Io però la pazienza devo usarla tutta al lavoro, per accontentare le idee stravaganti di ognuno dei miei clienti, che portano alla nascita di un nuovo tipo di caffè a settimana; servito ogni volta in una tazza o in un bicchiere diverso, soltanto per creare disagio a me e alla mia memoria!! Inoltre devo ascoltare le storie di tutti: devo ascoltarli arrabbiati, lamentosi e annoiati! Ho una cliente ad esempio che, ogni volta che viene al bar, mi ordina un caffè deca, in tazza larga, macchiato freddo di soia e si lamenta del tempo! Qualsiasi sia il tempo: “Sono stanca della pioggia” dice, oppure: “Che fastidio il vento che c’è oggi”, oppure “Con questo caldo faccio fatica a respirare”! Come faccio ad avere sempre pazienza? Prima o poi esplodo e le dico qualcosa: “Che cosa ti lamenti?? Non ti accorgi che hai una vita bellissima??”.. tipo!

mille tipi di caffè

In mezzo a tutti questi matti e alle loro continue lamentele, ogni tanto, mi viene una paura assurda di finire con l’impazzire anch’io! Credo sia la mia paura più grande: impazzire e perdere il controllo del mio cervello! Spero davvero con tutto il cuore di rimanere sempre con la testa sulle spalle e con la capacità di rendermi conto che non esiste niente per cui valga la pena buttare via se stessi! Sentiamo storie sempre peggiori ogni giorno e ormai sono diventate la nostra quotidianità! Io spero soltanto che non mi capiti mai di pensare di buttare via la mia vita, perché è davvero tutto ciò che ho!

Senti, io vado, si è fatto tardi e ci siamo impezzate abbastanza! Alla prossima! Ti voglio bene.. notte!

FINE

Paura di dormire

Silvia aveva paura di dormire.

Da bambina non voleva mai andare a letto perché vedeva l’uomo nero dappertutto, sotto la scrivania, dietro le tende, accanto alla poltrona.. una notte era talmente convinta di averlo visto nascondersi dietro la porta che aveva supplicato suo padre, per  fargliela scardinare e portare altrove! Era rimasta tante notti senza porta e le sembrava che le cose andassero meglio, ma l’uomo nero tornava e le accarezzava il viso, le si sedeva sulla pancia, le faceva il solletico sotto ai piedi e lei non dormiva, oppure dormiva veramente poco; così suo padre decise di rimettere la porta: la sua assenza non serviva!

shadow Silvia piangeva, odiava la notte, odiava le dieci perché quello era l’orario che la costringeva a letto; ogni tanto, per non sentirla piangere, i genitori la mettevano nel matrimoniale con loro. Silvia adorava quelle notti, lì l’uomo nero non poteva toccarla, le sue gambe erano corte e i genitori la proteggevano bene, da ogni lato del letto!

Durante altre notti invece Silvia provava a resistere, cercava di non dormire e di non piangere, pensava alle cose belle, ai suoi giocattoli, agli amici dell’asilo, pensava ai genitori che l’amavano, però quell’uomo appariva e rovinava tutti i pensieri buoni.

A volte era talmente stanca da non poter fare a meno di addormentarsi subito, appena toccato il cuscino, ma l’uomo nero la svegliava, la tirava giù dal letto prendendola per i piedi!! Silvia correva dai genitori che passavano tanti minuti alla ricerca di quest’ombra nera che lei pensava fosse un uomo, ma non riuscivano mai a trovarla, mai a vederla!! Una volta sua madre c’era quasi riuscita, era entrata nella camera di Silvia poco dopo averle dato la buona notte, per sistemare i panni appena stirati nella sua stanza. Aveva trovato la figlia con gli occhi impauriti, sbarrati e si era fatta distrarre, non era riuscita a vedere quello che a Silvia sarebbe importato lei vedesse.

ombre riflesseGli anni passavano e Silvia cresceva.

Dormiva poco, circondata da pupazzi che si era fatta comprare, riempiva di questi tutto il letto nella speranza di potersi nascondere e che, grazie ad essi, l’uomo nero non la vedesse; e ogni tanto funzionava. La maggior parte delle volte però questo non serviva e lui la vedeva e la svegliava, la spingeva, la tirava.. Oramai non era più al sicuro nemmeno nel lettone, tra i genitori! Le sue gambe stavano diventando abbastanza lunghe e, già dalla seconda elementare, l’uomo nero riusciva a prenderla anche da lì!

Finalmente un giorno accadde il miracolo! Nacque Simona e, con una sorella che dormiva con Silvia nella stessa stanza, sparì l’uomo nero e con lui ogni notte piena di paure e di ansia!

Tutti dicevano a Silvia di amare Simona, di non essere gelosa, di proteggerla! Silvia non capiva il senso di questo insegnamento, lei Amava già la sorella con tutto il cuore, l’aveva salvata dalle ombre e finalmente poteva dormire!

Silvia ora adorava la notte.

La paura era passata e così poteva accorgersi di cose che fino a ieri non aveva notato! Le piaceva il silenzio, non se ne era mai accorta, le piaceva il colore del cielo di quel blu scuro che non aveva mai visto davvero e le piaceva ascoltare il respiro di Simona che cambiava di ritmo non appena la piccola si addormentava.

Gli anni erano trascorsi e Silvia non pensava mai all’uomo nero, i genitori credevano che l’avesse dimenticato e probabilmente era vero! Erano contenti, finalmente le loro notti erano serene, le loro figlie felici e la loro casa senza pianti!

A sedici anni Silvia andò per la prima volta a ballare. Era un sabato sera dei primi giorni di settembre e la luna era alta nel cielo!

Silvia era stanca quella sera, dopo un’intera giornata passata al mare, ma non aveva potuto rinunciare alla disco, visto che si trattava della festa più importante della stagione. Verso le due del mattino a Silvia era improvvisamente venuto freddo e aveva chiesto all’amica più grande le chiavi della macchina per poter prendere la giacca e subito rientrare nel locale. Quando fu vicina all’auto però, con le palpebre pesanti e la brezza di fine estate sul viso, iniziò a pensare che, se avesse dormito anche soltanto dieci minuti, nessuno se ne sarebbe accorto e lei si sarebbe sicuramente sentita meglio. Così aprì l’auto e si distese sul sedile posteriore, chiuse la macchina per essere al sicuro e mise la sveglia nel cellulare dieci minuti dopo, come aveva deciso.

Avevano ragione i genitori di Silvia, lei aveva dimenticato sul serio l’uomo nero, quella sera lui si fece avanti per farsi ricordare! Silvia di corsa scappò dall’auto, senza nemmeno prendere la giacca per cui aveva fatto tanta strada. Quella notte, a casa con le amiche, Silvia non riuscì a dormire. L’uomo nero però non si fece più vedere e, ritornata a casa il giorno dopo, decise di non raccontare ai genitori quello che le era successo.

la sua ombra sulle scalePassarono gli anni e Silvia si laureò.

Da quella sera non aveva più visto l’uomo nero e, forse, anche questa volta si era dimenticata di lui.

Aveva deciso di andare a vivere da sola, in un piccolo appartamentino in centro, dove le chiedevano un affitto davvero basso. Suo padre l’aiutò con il trasloco, sua madre le cucì le tende e le comprò la biancheria per la casa e la sua migliore amica scelse con lei la tv, lo stereo e la tavola per il salotto. Era un trilocale di buone dimensioni, al terzo piano con ascensore e cinque vicini interessanti: una signora con un gatto (che secondo Silvia non poteva mancare), tre coppie all’apparenza felici, (un paio con figli, la terza con un cane “che non abbaia: non ti preoccupare”) e un gruppetto di universitari al piano terra “che anche se facessero rumore da quassù non li potrai sentire”!

Era felice Silvia e, durante la sua prima notte a casa, invitò le amiche più intime sistemandone due sul divano e una nel lettone insieme a lei; parlarono fino all’alba di ragazzi, di progetti e di desideri da avverare. Silvia non pensava all’uomo nero, probabilmente, in fondo al cuore, credeva che con le donne quest’ultimo non volesse avere nulla a che fare, probabilmente in fondo al cuore, desiderava fosse stato soltanto un incubo che aveva avuto da bambina e che, lì nella sua infanzia, fosse restato.

Durante la seconda notte però, nel nuovo appartamento, quando fu per la prima volta sola, sotto le nuove coperte del suo grande lettone, lui tornò fuori e anche stavolta cercò di non farla dormire. Silvia non poteva crederci, si alzò e si spostò in cucina accendendo tutte le luci della casa (lui con la luce si nascondeva). Le tornarono in mente tanti ricordi, tante esperienze, le tornarono in mente tutte le volte in cui da lui era scappata svegliandosi, se già addormentata, oppure di corsa nella stanza dei suoi se ancora in dormiveglia! Cominciò a parlare ad alta voce, chiese all’uomo nero chi fosse, lo supplicò di lasciarla in pace, gli disse che era adulta e che avrebbe dovuto trovarsi un’altra bambina da disturbare! Erano le quattro e quarantanove.

erano le 4:49Silvia iniziò a pensare che forse era soltanto troppo stanca e che forse avesse solo avuto un incubo; diede la colpa al giorno prima, alle amiche che le avevano fatto passare la notte in bianco, iniziò a non fidarsi più della sua mente, decise di non crederle, di pensarsi matta.

Tornò a dormire, si stese piano, lasciando la luce del salotto accesa. Si addormentò indisturbata e la notte passò così com’era arrivata.

Per qualche giorno Silvia fece finta di niente e continuò a vivere. Lasciava la luce del salotto accesa e invitava la sorella o le amiche a dormire da lei sempre più spesso. Pensava di proteggersi così, come aveva fatto da bambina. Ogni tanto si sorprendeva a credere che fossero state le sue parole a farlo sparire e che avrebbe dovuto chiedere prima all’uomo nero di lasciarla in pace: probabilmente era bastato questo, non serviva altro.

Un giovedì notte però, mentre dormiva in casa da sola, la luce del salotto si fulminò e l’uomo nero svelto riapparve! Prese Silvia per i piedi e iniziò a tirarla forte! Silvia sentiva le sue mani stringerle le caviglie, era una stretta aggressiva, ma non era dolorosa; mentre rifletteva pensò di non avere poi così paura, ma le venne un brivido che la fece svegliare. Con la gola secca e gli occhi sbarrati si alzò lenta e accese la luce del bagno, in sostituzione di quella fulminata del salotto. Tornò a letto senza fiatare, era la prima volta che non aveva urlato, che non si era realmente spaventata. Distaccata, disinteressata, era rimasta indifferente all’evento!

Un paio di mesi dopo, Silvia decise di spegnere la luce.

Quella notte aveva il cuore che le batteva all’impazzata, era nervosa, agitata, forse un po’ eccitata, non riusciva a dormire con tutta quella carica e tutta quell’emozione. Aspettava l’uomo nero, ma l’uomo nero non comparve, nemmeno per un attimo.

I giorni passavano e le notti con loro. Silvia smise di invitare le amiche e di tenere la luce accesa. L’uomo nero non apparve più. Silvia pensava che forse doveva chiedergli di tornare, se proprio avesse voluto rivederlo; lei non lo vedeva, ma magari era semplicemente nascosto, così come non lo avevano visto i suoi genitori per anni quando lei era bambina.

Qualche mese dopo Silvia conobbe Andrea. Un ragazzo simpatico e un po’ cicciottello; Silvia non aveva mai guardato all’aspetto fisico, a lei non importava! L’aveva conosciuto in ufficio, lei faceva lo stage e lui portava i caffè. Erano usciti un paio di volte, quando lei gli chiese di salire in casa. Si baciarono per qualche minuto sulla porta, lei gli offrì da bere e lui le spostò i capelli dietro all’orecchio come succede sempre nei film. A mezzanotte però lui doveva rientrare, doveva far fare il giro al cane e non c’era nessun altro che lo potesse fare.

Si salutarono distratti con un po’ di amaro in bocca.

Silvia mentre si stendeva nel suo letto non pensava all’uomo nero, pensava ad Andrea e alla voglia che aveva di rivederlo ancora. Spense la luce e chiuse gli occhi, ascoltando in lontananza il rumore del camion dell’immondizia che scaricava i bidoni. Successe in un attimo: le mani dell’uomo nero erano nuovamente su di lei. Silvia per qualche secondo pensò di non reagire, pensò di non opporsi come non aveva mai fatto; poi pensò ad Andrea e si rese conto che era proprio per causa sua, che l’uomo nero era tornato: ora che l’aveva vista con un altro, voleva riprendersela, mettersi in mezzo!

In pochi secondi si scoprì arrabbiata, furiosa! Si alzò svelta, accese la luce e iniziò ad urlare!!! Chiedeva all’uomo nero chi fosse, gli chiedeva di farsi vedere, gli chiedeva perché non fosse tornato quando lei l’aspettava.. pianse, come piangono spesso le donne, senza nemmeno capire il perché, senza senso!

Il giorno dopo in ufficio vide Andrea e lo trovò piuttosto triste e anonimo.

Si ritrovò a pensare che era soltanto uno sconosciuto e che, forse, avrebbe dovuto dare un’occasione a quell’uomo nero che era al suo fianco da tutta la vita di cui lei aveva memoria. Le uscì un sorriso perché finalmente aveva capito cosa volesse davvero!!

Venne la sera e Andrea la invitò per una pizza; lei declinò l’invito velocemente, proponendo a lui una serata della settimana dopo, tenendosi abbastanza tempo per pensare. Quella notte, andando a dormire, si ricordò delle urla fatte la sera prima contro l’uomo nero ed ebbe paura che, per colpa delle sue parole, lui non sarebbe tornato. In casa c’era una luce strana, vibrante, Silvia si sedette sul letto e, poco prima di spegnerla, sentì un rumore forte e la luce della sua stanza si fulminò.

Silvia si distese piano senza fiatare. Si mise addosso la coperta ascoltando il battito forte del proprio cuore, si pensò troppo nervosa: non sarebbe riuscita a dormire! Verso le tre però il suo cuore rallentò e, mentre Silvia stava per addormentarsi, delusa e amareggiata, l’uomo nero apparì!

sulla portaLa prese anche stavolta per i piedi e Silvia non si oppose: si lasciò tirare. Non aveva più paura e si lasciò andare! Lui la prese e la strinse a se e a lei parve di abbracciarlo a sua volta, ma si rendeva conto stranamente che le sue braccia erano ancora stese lungo i suoi fianchi. L’uomo nero l’avvolse, iniziarono a fare l’amore piano, lentamente e a lei parve di iniziare a vibrare, a sollevarsi. Silvia tremava, ma questa volta non era per la paura, tremava di piacere e, mentre i secondi passavano, si accorgeva di amare quest’uomo e di averlo desiderato davvero.

Silvia improvvisamente si sentiva in colpa per tutte le volte che, vedendolo, aveva iniziato a gridare, per tutte le volte che al suo tocco era scappata senza guardare.. si sentì cupa, si rabbuiò, iniziò a pensare che, forse, prima di amarsi, avrebbero dovuto parlare, avrebbe dovuto chiedergli scusa. Provò a svegliarsi, ma non ci riuscì; provò a staccarsi dall’uomo nero, ma ormai faceva parte di lui; girò il suo viso di scatto e vide se stessa giù in basso, ancora distesa sul letto! Silvia iniziò a chiamare il proprio nome: “Silvia svegliati” cominciò a dire, ma dalla sua bocca non uscivano più le parole e quando il suo corpo esalò l’ultimo respiro, il viso di Silvia si distese facendo un piccolo sorriso: finalmente aveva capito chi fosse l’uomo nero, ma ormai era troppo tardi..

FINE

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