Rileggere Emily

Cime Tempestose / Emily Brontë

Chissà quanti/quante di voi hanno già letto Cime Tempestose in passato!

Complici alcuni bellissimi articoli letti recentemente sulle sorelle Bronte, io ho desiderato rileggerlo.

Volevo capire se sarebbe stato capace di risvegliare in me le stesse sensazioni che mi aveva lasciato tanto tempo fa e devo dire che non sono rimasta per nulla delusa.

Ho di nuovo Immaginato Emily camminare da sola nella brughiera mentre il vento le sferzava il viso.

L’ho immaginata libera, proprio come allora.

Emily muore giovanissima due anni dopo aver pubblicato questo libro con lo pseudonimo di Ellis Bell. D’altronde chi, se non un uomo poteva avere scritto un romanzo così potente, brutale ed erotico. Non certo una ragazza che non si era mai allontanata dalla brughiera e dalla canonica del padre.

E invece questa ragazza scrive, scrive magistralmente e ci regala Heathcliff, personaggio a tratti orrendo eppure indimenticabile.

In una prefazione di Cime Tempestose, la sorella Charlotte scrive “Se sia giusto o consigliabile creare cose come Heathcliff, non lo so: non credo proprio che lo sia”.

La bellezza di quest’opera risiede anche nel mistero di come abbia fatto Emily a scrivere in maniera così eccelsa di amore, erotismo e passione non avendo, a quanto ne sappiamo, conosciuto nulla del mondo.

Leggiamo e sentiamo sulla pelle la brughiera, il rumore dei tuoni e del vento.

Devo confessare che anche io, come Virginia Wolf, che ha definito un capolavoro Cime Tempestose, ho dovuto sia stavolta che quella precedente crearmi schemi scritti dei personaggi per non confondermi.

Ed è vero, come qualcuno ha detto, che leggere questo romanzo è come entrare in una atmosfera magica. Perché vi si trovano personaggi orribili, eppure il libro ci piace, lo amiamo.

A volte mi è capitato parlando con gli amici di definire la storia d’amore di Catherine ed Heathcliff come la più bella di tutti i tempi, semplificando di sicuro e forse esagerando anche un po’.

Rileggendolo in maniera più consapevole (c’è da dire che la volta precedente ero una ragazzina, con tutto ciò che questo comporta), non so più se il sentimento nato fra Catherine e Heathcliff possa essere definito amore, perlomeno nel senso in cui lo intendo ora.

Di sicuro è una passione talmente intensa e così perturbante da poter essere riassunta in una frase del romanzo in cui Catherine confida a Nelly, la domestica: “Nelly, io sono Heathcliff, lui è il mio stesso essere”.

E sì, così come la voce narrante del romanzo, anche a me piace immaginarli sereni, infine, fianco a fianco sulla collina.

“Io sono Heathcliff, lui è il mio stesso essere”

 

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