Si avvicinò al proprio posto: “Alza un po’ la mia voce” disse, girò la testa a destra e a sinistra; poi appoggiò le labbra al microfono, come ormai si era abituata a fare (una volta lo aveva chiesto, se stare lì appoggiata tra saliva e fiato avrebbe potuto rovinare il microfono, ma le avevano detto di no: lui era fatto apposta)! Stavolta però, invece di cantare, iniziò a parlare: “Vorrei essere sempre qui” disse, poi diede due colpi di tosse leggeri, come per sgranchirsi tutto l’apparato respiratorio: “Lo so che non sarebbe possibile, abbiamo tutti addosso vite che devono essere vissute: lo capisco…”
Aprì gli occhi, che aveva tenuto chiusi fino ad allora, e fissò un punto lontano dritto davanti a se, come avrebbe fatto se fosse stata sul palco di un teatro: “Ma non riesco ad accettarlo, non so come accertarlo…” Gli altri restarono a guardare, con in mano i loro strumenti ancora silenziosi, qualcuno la pensava esattamente come lei, qualcuno la capiva, sentiva suo quel pensiero profondamente, qualcuno avrebbe voluto sentire qualcosa in più e restò in attesa di percepire il senso: “Non lo dico così per dire, vorrei proprio stare qui sempre, appena mi sveglio, ogni giorno, invece di fare qualsiasi altra cosa, vorrei stare qui a respirare questa aria fino in fondo per farla uscire fuori come fosse musica, anche senza muovermi mai”. Qualcuno tra loro si emozionò a tal punto da sentire un brivido lungo la schiena: la musica faceva lo stesso identico effetto anche a lei, sembrava incredibile seppure ovvio. La musica si infilava così nel profondo, scavava un varco tra le ossa, dentro nel midollo e cambiava tutto, succedeva così da sempre, ogni volta che la si incontrava.
Qualcuno guardò a terra, probabilmente per trovare lì una soluzione, ma non c’era. Lì per terra non c’era proprio niente, a parte i cavi, che lei aveva sempre visto come le vene per la musica. E poi lei d’improvviso guardò le bacchette che teneva in mano il batterista e lui le colpì tra loro quattro volte e lei iniziò a cantare piano, un pezzo che non avevano mai fatto. Il gruppo le andò dietro, cominciando a suonare: erano davvero bravi. Nessuno chiese niente, nessuno aggiunse altro, nessuno provò a dire o fare qualcosa. Forse era già stato fatto e detto tutto, non c’era altro da aggiungere: ora toccava alla musica.