La mia mamma

La mia mamma mi ha detto che l’incoerenza è una brutta cosa e che la pazienza sia invece la migliore delle virtù; dice che l’orgoglio sia del tutto inutile e che chiunque lo provi sia l’unico a soffrirne. Mi dice di non copiare gli altri ma di essere semplicemente me stessa, imparando dagli altri ciò che hanno da insegnare, per migliorarmi ed essere completa. Dice che gli sbagli non sono gravi, che si può rimediare quasi ad ogni errore, ma che le parole pesano e che devo imparare quindi a parlare per bene per dire al meglio quello che voglio dire davvero: “scusa” è spesso la parola più bella e più giusta. La mia mamma dice che se butto via tutto devo rimettere a posto tutto, ma che se non butto via niente, al contrario, non debba mettere a posto niente. Mi dice di trattare bene le mie cose, ma che sono soltanto cose; di provare a non romperle, di non rovinarle, ma se si rompono dice “vabbè…” e le da al babbo che prova ad aggiustarle. Mi dice di imparare a condividere i miei giochi, di imparare ad aspettare il mio turno, di non essere egoista ma altruista. Di non fare agli altri quello che vorrei che gli altri non facessero a me: l’incoerenza è una brutta cosa. Mi impone di essere gentile e rispettosa, di chiedere per favore per avere qualcosa e permesso quando devo passare, di mettere una mano davanti alla bocca quando tossisco, di bere lentamente perché altrimenti mi affogo e di non mangiare le cose non commestibili che poi fanno venire mal di pancia. Mi dice che ho delle responsabilità, le mie scelte e i miei “no” sono delle responsabilità, io ho imparato a dire la “R” e so dire “responsabilità”, ma non so cosa significhi e mia mamma mi ha detto che non devo usare le parole che non so cosa vogliano dire. La mia mamma mi dice che non mi chiede molto, vorrebbe soltanto non mi mettessi in pericolo e che stessi al sicuro, che non facessi cose disgustose (come toccare i bidoni, o stendermi a terra sul marciapiede dove passano tutti, o mangiare cose a caso che trovo in giro…), vorrebbe che le rispondessi quando mi chiama, almeno alla terza o quarta volta, vorrebbe che imparassi a stare da sola e ad amarmi, perché soltanto se imparo ad amare me stessa, saprò un giorno amare gli altri e potrò avere una vita piena come quella che hanno lei e il babbo. Mi dice che non mi dirà mai cosa fare della mia vita, anche se avrò sempre i suoi consigli; mai mi imporrà qualcosa, mai mi dirà dove andare a vivere, cosa mangiare o non mangiare, che lavoro fare, chi frequentare o chi essere. Mi dice che non mi dirà mai di fare dei figli, né di non farne, ma soprattutto non mi darà entrambi gli ordini in momenti alternati della vita: l’incoerenza è una brutta cosa. Mia mamma dice che dovrei comprarmi una tavola grande dove invitare gli amici per chiacchierare e per mangiare: non esiste niente di più bello che riempire la propria tavola e la propria vita di persone che scegli e che ti scelgono a loro volta. Mi dice di guardare i pregi prima dei difetti negli altri, di cercare il buono nelle persone, di vedere il bicchiere mezzo pieno (ma intanto di acqua me ne da sempre e soltanto un goccio perché se no mi bagno o la rovescio dappertutto). Mia mamma mi dice di non provare invidia, né gelosia, di non ammalarmi per queste cose, che non servono a niente; mi dice di imparare a guardare le altre persone per migliorarmi, non per sminuirmi o sminuirle e trovando in loro o in me qualcosa di negativo da dire: dice che la mia vita sarà migliore se imparo da subito a vedere il bene attorno a me anziché perdere tempo a cercare il male. Mia mamma mi dice che mi ama e che sono la sua vita, il suo cuore pulsante, che per me ci sarà sempre, che potrò parlarle di qualsiasi cosa, senza evitare argomenti per paura di ferirla o di turbarla, o di essere giudicata o ammonita; dice che sono il frutto dell’amore tra lei e il babbo, dice che sono la più bella, come ogni bambina per la propria mamma. Mi dice che non vorrebbe urlare, ma che ogni tanto deve farlo, perché lei non è una mia amica, è la mia mamma e deve quindi anche insegnarmi e pretendere e deve anche lavarmi, cambiarmi quando mi sporco, anche se io non ne ho voglia. Mia mamma vorrebbe fossi una brava persona, ma dice anche che mi amerà comunque, anche se sceglierò di non esserlo. Io non so cosa sarò ma so già che voglio bene alla mia mamma. 

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