Ne è rimasto solo uno

In principio erano tre.

Sorvegliavano una bimba che riusciva a scorgerli da qualsiasi punto del paese.

La nonna me li indicava sempre. “Vedi, ovunque ti trovi, loro sono lì”.

Erano tre mentre scorrazzavo per i boschi a cercare le castagne, quando la campagna era il mio mondo, odoravo fiori e raccoglievo ginestre. Ed erano sempre tre anche quando provavo a calmare la mia smania di vita e imparavo a ricamare.

Poi, un giorno sono diventati due.

Non mi sono mai chiesta il perché, né cosa fosse accaduto al terzo. Ne restavano ancora due, li vedevo ed erano per me un punto di riferimento, la prova delle mie radici. Fino a quando loro fossero rimasti in alto a vegliare su di noi, potevo stare tranquilla, un po’… come con la crepa sul muro che il nonno andava a controllare dopo ogni scossa di terremoto. “Fino a che non muove quella, il paese è al sicuro”, mi diceva. Ed io mi rasserenavo un po’, perché mi fidavo del suo istinto antico e delle sue mani da muratore.

Sono rimasti due per tutto il tempo in cui sei stato piccolo e poi anche quando hai iniziato a crescere, staccandoti a poco a poco da me, come la vita chiede ed è giusto che sia. Non è stato subito semplice diventare mamma e accettare di non essere più solo bambina e figlia. Ma tu eri tu. Un bimbo “nato grande” come amavo definirti con coloro che ammiravano il tuo modo di essere.

E mi hai aiutata a crescere, insieme a te.

Erano ancora due quando ti ho visto prendere in mano il tuo marsupio, i soldini e andare a fare la spesa al posto mio. Mi hai guardata e hai detto, “Non preoccuparti mamma, fra un pochino torna tutto come prima”. La saggezza dentro alle parole di un bambino.

Sei cresciuto in fretta, troppo, accanto ad una mamma sempre di corsa, in perenne ritardo e spesso impegnata nel tentativo di addomesticare la farfalla che le occupava la testa.

Volevo tutto. Volevo te, continuare ad essere innamorata, studiare, ridere e ballare. E tu, che mi seguivi come un’ombra, assorbivi ogni emozione e tutto questo di me lo avevi già capito. Erano ancora due quando giocavi con la tua sorellina quasi fosse una bambola. Quanto amore si respirava. Ecco, guardandomi indietro, davvero li chiamerei i migliori anni della mia vita. Avevo voi due, sempre con me. La sera chiudevo la porta e mi dicevo, “Ok, ci siamo tutti, non è successo nulla, posso dormire tranquilla”.

Ora ne è rimasto solo uno e la nonna non ha fatto in tempo ad accorgersene, sono certa che se i suoi occhi avessero potuto vedere, me lo avrebbe fatto notare. Mi piace sempre pensare che la nonna e Marco si siano passati il testimone e che qualcosa dovesse finire prima che una nuova meraviglia potesse cominciare. Lui, come la nonna, ne sono certa, continua a vegliare.

 

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