Non sono scuse

Ciao Riccardo,

al contrario di ciò che starai pensando e diversamente da quello che sarebbe opportuno che fosse, questa non è una lettera di scuse… non ho infatti intenzione di chiederti perdono per ciò che ho fatto, visto che non me ne pento e anzi avrei voglia, soprattutto adesso mentre sono qui che scrivo, con addosso soltanto l’intimo nero a cui sei abituato tu, e i miei tatuaggi vintage che ti diverti a prendere in giro, di ripetere lo stesso “sbaglio” che abbiamo commesso l’altra sera.

Parlo al plurale perché è vero che ad avvicinarmi alle tue labbra sono stata io, ed è vero pure che un tentativo vano di sfuggirmi hai provato a farlo, ma alla fine, dopo questo incerto tentennamento, hai ricambiato quel bacio e sei diventato come me colpevole…

Queste non sono scuse ti ripeto, ma ci tenevo a dirti che per tutto il tempo che ha preceduto quel momento, io non ho mai pensato a te in quel senso. Ti giuro che mai mi sarei immaginata di ritrovarmi qui, dopo tutti questi anni di lavoro, amicizia e professionalità, dopo tutti questi ruoli interpretati, questi copioni in cui mille volte ti ho già baciato, mai avevo sentito il sapore delle tue labbra per davvero, mai su quel palco ho desiderato averti, mai ho sentito il bisogno di stringerti, ti dirò di più: non ti avevo mai nemmeno visto…

L’altra sera invece, dopo tutti quegli applausi, quando mi sono girata verso di te, come ho sempre fatto ogni sera dopo lo spettacolo, mentre la platea si riempiva di luce alle nostre spalle, per la prima volta, dopo tutti questi anni di sceneggiature e inchini, ti ho visto. Improvvisamente eri lì.

Non so come sia riuscita ad arrivare oltre i camerini, non so come abbia fatto a prenderti per mano e tirarti via da lì, non lo so perché credo di aver perso conoscenza per tutto il tempo, credo di aver smesso persino di respirare, penso mi si sia pure fermato il cuore… so solo che quando siamo rimasti soli ho pensato che baciare te fosse davvero l’unico mio bisogno necessario, più che respirare, più che il battito stesso del mio cuore.

E lo so che questa cosa è una cazzata e che non dovrà ripetersi mai più, per le nostre famiglie, il nostro lavoro e soprattutto per noi stessi, ma ho bisogno di farti sapere che quel momento mi ha fatto sentire viva, come non mi ero più sentita da tanto… Viva come se avessi soltanto vent’anni… viva come se fosse quella la nostra scena madre, come se fosse quello lo spettacolo vero, anche se quello vero era appena finito, il pubblico fuori ci stava ancora acclamando, quella era soltanto la nostra vita…

Ti sto scrivendo quindi Riccardo soltanto per ringraziarti per avermi fatta sentire così, grazie per quegli occhi che mi hai piantato addosso sul palco prima e dietro al palco poi: lo abbiamo ripetuto spesso che le emozioni sono fatte di sguardi… Grazie per non aver parlato, per non avermi chiesto motivazioni, grazie per non aver interrotto il momento con parole a caso che avrebbero portato via tutto come fa l’ultimo temporale della stagione con l’estate… Grazie per aver ricambiato il movimento lento della mia lingua; grazie per aver socchiuso gli occhi continuando a guardarmi, come se nemmeno tu credessi che potessimo essere lì per davvero; grazie per avermi sfiorato i fianchi, i capelli, il viso, senza stringermi, senza costringermi; grazie per essere rimasto lì anche dopo, quando io ho iniziato a piangere, quando mi sono messa a delirare parlando di tuo figlio bambino, grazie per avermi abbracciata mentre tremavo e rinnegavo il momento, mentre ti dicevo che non era vero ed invece era vero sì… Grazie per aver spaccato il silenzio che si era creato poi, con la mia solita frase, quella che usavo sempre da ragazza dopo ogni nostra scena “del bacio” che dovevamo ripetere cento volte perché non usciva mai fuori bene: “Giuda baciami ancora”… la cantava Carmen “Finché avrai fiato e vita.. baciami”, la cantavo anche io…

Ma sappi che io non ti bacerò mai più……. 

Amore e psiche – Canova

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