Venerdì 3 aprile 2020
Ciao Fra,
i vent’anni di lavoro di cui mi parli nella tua ultima lettera mi ricordano che io ti ho conosciuta quando eri veramente una ragazzina. Se mi concentro posso seguire i miei passi che entrano dal portone di Via Bruni e senza incontrare l’ostacolo dei tornelli (o “tornanti” come li chiami tu che mi fai troppo ridere….), arrivano ai fogli delle firme appoggiati sul lato sinistro e poi proseguono verso la Sede, che ancora si poteva attraversare senza codici e porte blindate, per giungere infine davanti agli sportelli. Ecco, quello era il momento esatto in cui ogni mattina io incontravo te, già seduta in postazione. Ti salutavo con un sorriso svelto pur senza conoscerti e andavo oltre. Come ti ho poi detto tante volte nel corso del tempo, il nostro saluto del mattino era un bell’appuntamento per me, come se già sentissi che poi sarebbe arrivato ben altro.
Il momento che ha cambiato tutto fra di noi è stato però il nostro incontro in un camerino per le prove dell’abito da sposa. Io avevo accettato di partecipare alla sfilata della Banca solo per indossarne uno e per farmi vedere poi dalla mamma. Pur essendo sposata già da tempo, il magico momento del vestito mi mancava. Per questo ero davvero euforica quel giorno, ma allo stesso tempo terrorizzata all’idea che non ce ne fosse uno per me, che ho sempre oscillato nella vita fra la taglia 44 e la taglia 46 (più verso la 46 per essere onesta). E invece c’era, splendido, di un tenue verde che andava d’accordissimo con i miei occhi e sembrava davvero modellato per assecondare le forme del mio corpo. Mi sono sentita così bella Fra e mi sono vista tale anche attraverso i tuoi occhi. Credo davvero sia stato quello il momento che ha dato il via al nostro “tutto”, anche se poi ci sono voluti anni per farci incontrare di nuovo.
Potrei definire il nostro incontro di quel giorno con una delle mie parole preferite, “serendipity”, che mi farò tatuare non appena torneremo alla vita normale e nonostante avessi dichiarato uscendo dal negozio l’ultima volta che il “mami” scritto sul petto sarebbe stato davvero l’ultimo.
Diciamo che tu sei stata una felice scoperta, un fortunato incidente, un incontro avvenuto per puro caso, che poi alla fine è questo il significato principe della mia parola preferita.
Aiutata dal ritmo di questi giorni strani e privi del frastuono di impegni che sempre mi accompagnano, ho avuto modo di riflettere molto su questo concetto e mi sono resa conto che sono tanti i piaceri inaspettati che la vita mi ha donato, solo che a volte nella fretta non ho saputo coglierli.
Ti dirò, un altro dei miei propositi per la nuova vita che mi accoglierà fuori da queste mura sarà proprio quello di sforzarmi di trovare del buono nella luce che i miei occhi vedranno ogni mattina aprendosi.
Il bello fin da subito, non è una bella sfida?
Sì, lo so che una volta che sarò ricaduta nel vortice delle azioni e dei pensieri quotidiani mantenere questo proposito diventerà più difficile. So anche che se tu fossi qui me lo faresti notare immediatamente. Però vorrei provarci a cercare il piacere in ogni cosa che mi accade.
Per farlo dovrò semplicemente imparare a scoprirli meglio questi elementi del caso che la vita mi presenterà ed apprezzarne il bello.
Ti è mai capitato ad esempio di incontrare una persona alla quale prima non avevi pensato, ma che poi dopo averla incontrata ti accorgi di averla tanto desiderata senza saperlo?
Credo che di episodi di serendipità, a volerci far caso, ne sia cosparsa tutta la nostra vita, solo che spesso non ne teniamo conto. E tutto questo non è per dire che ce ne dobbiamo stare con le mani in mano tanto tutto quello che deve succedere, succede comunque, ma solo che voglio saper apprezzare anche ciò che mi accadrà per puro caso e senza nessun intervento da parte mia.
PS Guardati Serendipity su Netflix, è dolce da cariare i denti ma è tanto carino.
PPS Per il Madagascar ho già la valigia pronta e comunque con voi sono disposta a venire in capo al mondo.
Scrivimi in fretta, che ne ho sempre bisogno.
Rita