Spesso lascio trascorrere qualche giorno prima di parlare di un libro. Mi serve tempo per dare ordine a storia ed emozioni. Questa volta sento invece prepotente il desiderio di condividere il romanzo subito.
E’ l’alba non riesco a dormire e, come spesso accade, leggere è una delle soluzioni migliori per calmare i pensieri.
Decido così di tuffarmi nella parte finale di “L’oceano quando non ci sei” di Mark Lowery.
Ne riemergo con il cuore pieno di amore, dolcezza e poesia. Complice di queste emozioni è probabilmente il fatto che so che i miei ragazzi dormono al sicuro nelle loro stanze e se chiudo gli occhi quasi li sento respirare.
Ho acquistato il romanzo senza averne mai sentito parlare. Due passi in libreria e la copertina e il titolo si sono impossessati di me. Un mare azzurro e il tuffo di un ragazzino. Terrore e fascino per me che da sempre ho una folle paura dell’acqua.
La prima parte del romanzo, quella in cui non si riesce ancora ad afferrare pienamente la trama, mi aveva lasciata un pochino perplessa. Due ragazzini scappano di casa e percorrono km per raggiungere un luogo in Cornovaglia in cui hanno trascorso una indimenticabile vacanza. Charlie è un bambino “speciale” e Martin sa che deve essere per lui il miglior fratello maggiore del mondo.
Una scrittura fluida e divertente quella di Mark Lowery, ma non molto di più fino a che la rivelazione e la poesia ti accompagnano lentamente al finale. Se si svegliassero ora i ragazzi mi troverebbero con gli occhi ancora lucidi e i segni delle lacrime sul viso.
“Poi succede qualcosa di incredibile. O forse non succede. Forse me l’immagino. Ma non importa, perché, per un meraviglioso istante, ciò che immagino e ciò che è reale sono la stessa identica cosa.” E finalmente Charlie può nuotare con il delfino.
Buona lettura da Rimmel Ribelle!