Io che mi professo cittadina del mondo, che mi vanto della mia apertura mentale e del mio personalissimo modo di pensare al di fuori degli schemi, resto qui a fissarti sperando almeno di non farmi notare. Quello che vedo suscita in me, nonostante tutta la mia buona volontà e gli ottimi propositi, sentimenti contrastanti che non dovrei e soprattutto non vorrei provare.
Eppure mi pare ancora così strano osservare un viso da uomo incorniciato da una parrucca che non c’entra nulla con il resto di te. Allo stesso tempo mi fa tenerezza il tuo gesto di sistemartela con garbo, cercando di ottenere il miglior risultato possibile con capelli che non sono tuoi e ce la mettono tutta per non adattarsi ai tuoi contorni. Tieni in mano con delicatezza uno specchietto nel quale ti rifletti senza sosta. Sarei davvero curiosa di chiederti cosa vedi, come ti vedi. Se fissandoti come stai facendo ora ti appare il volto di una donna o ancora qualcosa di ibrido che non hai imparato ad accettare.Chissà se ti vedi bella, se provi invidia o ammirazione verso chi donna lo è davvero senza doversi in alcun modo sforzare di fingersi tale. Quanto deve essere difficile sentirsi incastrati in un corpo che non si riesce a riconoscere.
Ti sistemi le sopracciglia decisamente troppo folte e le espressioni della tua fronte, che spesso si incupisce, mi porta a pensare che il risultato non ti soddisfi poi tanto. Passi alle labbra, di certo troppo grandi, così come il naso che non ti ingentilirà mai abbastanza. Ancora uno sguardo allo specchietto, ma non sei contenta di ciò che vedi. Così continui ad accarezzare lembi di pelle non più tanto giovane quasi come se sfiorandoti il viso potesse accadere il miracolo che, chissà, magari sogni da quando eri un bambino che avrebbe voluto solamente giocare con le bambole.
Vorrei entrare nei tuoi pensieri ed afferrare il tuo disagio e comprenderlo. Così da poterti aiutare. Questo vorrei, ma non riesco a fare altro che restare a guardarti di tanto in tanto alzando gli occhi dal mio quaderno e provando con tutta me stessa ad impegnarmi per esserlo sul serio questa cittadina del mondo fuori dagli schemi, di cui vado estremamente fiera.
Mi rendo presto conto che il mio sguardo su di te non deve essere poi così silenzioso e discreto se è vero che alzi gli occhi per incontrare i miei e mi fissi. Dapprima con diffidenza, poi con il lieve sorriso di chi da tanto tempo è abituato a sentirsi sezionato in mille parti. Mi guardi come se non potessi fare a meno di comprendere tutto ciò che può essermi passato per la mente in questo nostro breve tratto di strada percorso insieme.
Credo ti sia facile perché in fondo nei miei occhi hai visto né più né meno ciò che sei abituata a vedere nella parte più o meno profonda di tutti gli sguardi del mondo. Vorrei scusarmi per averti fissata così tanto, potrei farlo anche solo con gli occhi, ma arrivo tardi e tu sei già scesa.