Confesso di adorare il genere distopico, ma “La Neve se ne frega” di Luciano Ligabue è prima di tutto un romanzo d’amore.
Ci troviamo in un mondo apparentemente perfetto e regolato in cui nulla è lasciato al caso, tutto è ordinato e pulito e il controllo è totale. Si nasce vecchi per morire giovani, diritti e doveri sono stabiliti da un Piano e ogni singolo momento della vita è rigorosamente visionato da una entità superiore. Il tuo nome contiene il tuo lavoro per la vita, quello che è già previsto che tu svolgerai ancora prima della nascita e si nasce attraverso una macchina, non nel modo “barbaro” dei secoli passati. La gravidanza è considerata una grave disfunzione ormonale da cancellare. Tutto ciò “dovrebbe” garantire la felicità fino a che qualcosa si rompe nei protagonisti, DiFo e Natura.
Sarebbe bellissimo non essere obbligati a tradire, poter leggere certi libri e guardare certi film del passato.
E’ un libro stupendo, uscito per la prima volta nel 2004, che ho letto, poi riletto e letto di nuovo ritrovando ogni volta lo stesso identico senso di stupore e di commozione nonostante gli anni trascorsi, perché in un mondo apparentemente perfetto, DiFo e Natura sono diversi e destinati a imbattersi nel mistero del venire al mondo, aprendo così una fatale contraddizione in quello che sembrava dovesse essere un paradiso perfetto.
“Ridiamo come le montagne non appena gli voltiamo le spalle, ogni volta che sono sicure che nessuno le veda. Come il mare che si ostinano a chiamare furioso mentre le tempeste non sono che i suoi sghignazzi. Come le nuvole che se piangono pioggia è solo per il gran ridere…. Ridiamo come solo i più fortunati riescono a fare. Ridiamo di cuore.”