Giada, una figlia adottiva. Daria, una madre che inizia a vivere solo dopo il suo arrivo. “L’Amore che mi resta ”, di Michela Marzano è uno sconvolgente romanzo intriso di profondo dolore, tenerezza e infinita speranza.
La storia si svela sin dalle prime pagine. “Dov’è Giada? Sta bene vero? Lo dice e la terra si spalanca sotto i piedi. Ed è uno schianto”.
Esistono parole per ogni cosa, parole per dare ordine alle cose perché è a questo che in fondo servono. Ma in nessuna lingua al mondo esiste un termine per definire i genitori che perdono un figlio. Forse solo in arabo un vocabolo che significa “contro l’ordine naturale”.
Il problema è questo, finché non si trovano le parole per dirlo, finché non lo si nomina, il dolore devasta. Se mancano le parole per nominare qualcosa, forse quel qualcosa non esiste neppure, o meglio, non dovrebbe esistere. Come la morte di un figlio.
Le pagine scorrono a mostrarci un lento e faticoso ritorno alla vita da parte di Daria. Un ritorno reso possibile unicamente dall’amore che le resta.
Un risveglio che la rende quasi stupita del fatto di riuscire ancora a sorridere e guardare qualcosa o qualcuno con dolcezza, nonostante la sofferenza che resta per sempre, ma cambia il suo peso sino a farle accettare che i ricordi siano solo ricordi anche se si sente e si tocca tutto come se fosse reale.
Non esistono madri perfette, bisognerebbe accontentarsi di essere madri sufficientemente buone. E poi, farsi bastare l’amore. Perché solo l’amore è senza confini, ed è per questo che è perfetto.