Ho letto da qualche parte, oppure forse è stata la Patti a dirmelo, che a 44 anni si inizia ad invecchiare. E oggi, mentre sono qui che scrivo, credo proprio che questo 2024 che volge al termine (appunto insieme al mio quarantaquattresimo anno di vita) sia stato davvero un anno di svolta, di cambiamento, di maturazione e, visto che per colpa delle bambine non si dorme quasi più, anche un anno di invecchiamento fisico! Un mio cliente una volta mi ha detto che le donne invecchiano di improvviso, non come gli uomini che lo fanno piano piano negli anni, la donna da un momento all’altro, nel giro di pochi mesi, matura e avvizzisce: ho sempre pensato che avesse ragione e ora ne ho la conferma! Ho messo su le occhiaie, qualche ruga, un po’ di peso e molta stanchezza accompagnata però da una grande saggezza, una saggezza da adulta.
Questo 2024, che definirei appunto un anno di svolta, mi ha fatta sentita “grande” svariate volte, di una grandezza infinita, una grandezza probabilmente inappropriata o senza senso, come penserà senz’altro mia madre, ma una grandezza vera, tangibile, reale.
Quest’anno mi sono resa conto che continuo a non avere la disciplina per fare alcune cose, ma sono diventata molto brava a gestirne altre; ho capito che facendo un figlio si dice addio alla serenità, che facendone due non si hanno quasi più momenti di pace e ho iniziato a capire che cosa si nascondesse dietro alla frase “Non hai dei figli: non puoi capire”, ma non ho voglia di parlarne e continuo a sperare di non utilizzarla mai! Ho capito che non è una fortuna avere dei genitori giovani, lo è averli in gamba e a disposizione; mi sono resa conto che alcuni “sì” sono dei “no” e così ho iniziato a trattarli come tali; mi sono resa conto che alcuni sguardi che mi sembravano di comprensione erano soltanto sguardi di compassione; mi sono resa conto che scrivere sul proprio blog per dieci anni sia un traguardo notevole da raggiungere e che avere più di centocinquanta persone meravigliose attorno per festeggiarlo sia un traguardo ancora più grande!
Quest’anno mi hanno detto che ho un’estensione vocale notevole. Non sapevo cosa volesse dire lì per lì mentre ascoltavo, ma ho pensato subito che fosse un complimento grandissimo, e mi sono sentita più forte, più idonea e più credibile. Così mi sono data il via e ho iniziato a cantare pezzi che non reputavo adatti, ho iniziato a giocare con la musica, come facevo con la palla quando giocavo a pallavolo, allora pensavo solo a lei, a non farla cadere, al mio corpo, al movimento che dovevo fare, ora penso alla nota, alla voce, alla mia bocca, alla gola, alla potenza da dosare, alla tonalità da tenere: sento la musica come non l’avevo mai sentita prima e ogni tanto penso che se morissi di improvviso in sottofondo ci sarebbe senz’altro una bella canzone: visto che ascolto e canto soltanto canzoni bellissime! Penso continuamente al mio microfono accanto ad una bocca rosso fuoco, forse in questa svolta dovrei anche iniziare ad usare il rossetto?
Quest’anno ho sentito finalmente il senso di perfezione, non lo avevo mai provato; l’ho sentito, e lo sento, quando la mia voce ha completa aderenza alla musica, quando le due si mescolano, si amalgamano e il loro suono diventa un tutt’uno, come se fossero la stessa cosa. Ho iniziato a cantare anche senza batteria, non pensavo fosse possibile, ho iniziato a cantare anche senza chitarra, non credevo di esserne in grado. La mia voce si è appoggiata per la prima volta al suono di un pianoforte e mi ha fatto pensare che fossi in attesa da tempo di questa esperienza straordinaria. Ho iniziato a cantare canzoni accompagnate soltanto dal basso: non pensavo nemmeno esistessero delle canzoni così! Ho iniziato a desiderare di suonare con il mio gruppo aggiungendo una seconda chitarra, di aggiungere poi anche una tastiera, un violino, un contrabbasso… e un’altra voce: che avrei anche già, ma purtroppo non ci sta! Così, in questo anno di svolta, ho deciso di iniziare ad insegnare da subito a Lucia che non possiamo piacere a tutti, non possono volerci tutti, anzi che c’è gente che non ci vuole proprio mai e per niente!
In questo anno di svolta ho iniziato anche a cantare in italiano, pensando ingenuamente che fosse più facile che in inglese: mi sbagliavo e me ne sono accorta subito! Le canzoni in italiano sono reali, si capiscono, tutti le capiscono, si ascoltano ascoltandone anche il senso, non soltanto la musicalità; sono pesanti, ti colpiscono in fondo, nel profondo e se sbagli una parola se ne accorgono tutti(e non soltanto io come succede quando canto in inglese)! Ho iniziato a cantare pezzi in acustica, a cappella, lenti, tristi, tremendi, straordinari, pezzi a cui pensavo che non mi sarei dedicata mai: ho aperto gli occhi e ho visto davvero per la prima volta, ma poi ho deciso di tenerli chiusi, perché con gli occhi chiusi sento di più la musica! Ho iniziato a chiedere di abbassare la mia voce, accanto al mio batterista ho sempre e soltanto chiesto di alzarla, mi sento tanto, troppo, la voce è dappertutto, capace di arrivare in punti che nemmeno pensavo di avere! Ho scelto venti canzoni italiane, scegliendole per le loro parole, soltanto per i testi, dando poca importanza a tutto il resto, ho scelto un’unica canzone in inglese partendo da qui. Cantando in questo modo sto diventando più forte e consapevole la voce si sta perfezionando, l’orecchio migliora, credo di essere migliorata anche nel gruppo: spero se ne siano accorti i miei ragazzi!!!!
Quest’anno ho pensato diverse volte che dovrei scriverla io una canzone, anzi due, tre, meglio quattro… (come per i libri penso che a scriverne una siano più o meno capaci tutti) e ogni tanto mi ci dedico, butto giù idee prendendo spunti dal mio quaderno di appunti, forse già lì ci sono canzoni intere, dovrei iniziare a ragionarci!
Durante questo anno alternativo e di svolta ho capito che una delle cose di cui ho ancora bisogno è essere guardata e guardare gli altri negli occhi; con dei bambini attorno devi controllare sempre loro e non si riesce più a guardarsi nemmeno mentre si sta mangiando, è diventato raro persino mentre ci si parla, rarissimo in tutto il resto del tempo, e quando capita, soprattutto se capita con chi conta davvero, me ne accorgo e poi ci penso e ci ripenso anche nei giorni a seguire…
Ha iniziato a piacermi il mio nome per intero, lo usano in pochi, anche di questo me ne accorgo bene quando succede. Ho iniziato a notare chi lo usa, valutandolo in modo diverso (ho sempre associato il mio nome ad un errore, visto che i miei lo usavano solo per sgridarmi), ma ora ci vedo rispetto, magari una mancanza di confidenza che non fa venire voglia di abbreviazioni, magari chi lo usa vuole mantenere un certo distacco, o forse è solo una questione professionale, ma il suo suono inizia a piacermi mi fa pensare che “Francesca” sia un bel nome da adulta (come disse Johnny a Baby).
Le svolte sono accompagnate da spiegazioni e le svolte stesse spiegano tante cose..
In questo 2024 ho scritto la mia prima (e immagino ultima) “cena col delitto” e mi sono sentita grandissima, immensa, soprattutto il giorno dopo la messa in scena, quando tutti ne parlavano e tutti si complimentavano! Avevo sempre pensato di poterlo fare, ma credevo che non avrei mai avuto l’occasione di farlo, invece mi è stato chiesto così come si chiede un favore: incredibile! Ci ho dedicato un mese (che mi è sembrato molto di più), mettendoci tutto il tempo che potevo, tutti i pensieri che avevo e ne avevo davvero tanti. A volte mi preoccupavo, ma poi pensavo “Fidati: devi soltanto scrivere, cosa vuoi che sia” e ho scritto! Non pensavo fosse un impegno così grande, ma lo era; ogni collegamento e ogni idea che prendevano forma andava a modificare la storia, le schede degli attori e la ricostruzione dei fatti: bellissimo e insolito, un lavoro di mente estremo, nel mio piccolo, per la mia piccola vita tra queste ottomiliardi di altre vite! Mi son sentita straordinaria, con in mano un potere immenso mentre decidevo cosa far fare ai miei “attori”, fortissima quando le cose hanno preso senso, estasiata nel vedere la partecipazione di tanti, vedendoli recitare le frasi che avevo scritto io, alcuni di loro potrebbero farlo come lavoro: sono stata davvero brava ad abbinarli alle loro parti, sono stata fortissima nel scegliere la mia assassina, il movente, a dare indicazioni comprensibili, ma non troppo.. un’esperienza straordinaria che mi ha dato una crescita mentale esagerata e ha collaborato a questa mia svolta!
Quest’anno mi sono accorta che fraintendo spesso l’astinenza dallo scrivere con la tristezza, non l’avevo ancora notata chiaramente questa associazione qui: mi sento devastata per qualche giorno, poi decido di iniziare a buttare giù qualcosa, dicendomi “Fidati: devi soltanto scrivere” e solo così riesco a sentirmi meglio, tendo a dimenticare che per poter vivere devo scrivere! Specialmente nei giorni come oggi, quando sono invasa da pensieri ingarbugliati che se non vengono scritti finiscono con lo schiacciarmi, con il soffocarmi, mi sembra proprio che a mancarmi sia l’aria!
Infine, ma non certo per importanza, durante questo 2024 ho iniziato a capire quel mio amico innamorato della Stronza! Ho iniziato a comprenderlo, a vedere il suo punto di vista, ho iniziato a capire il suo perché, a rendermi conto della logica che c’era dietro al suo dirle sempre di sì, la sua incapacità di stancarsi di lei… la dipendenza infinita che aveva di lei: all’epoca mi sembrava tutto assurdo, lo credevo scemo… Invece in questo 2024 l’ho capito! Ho capito come facesse a mettere da parte tutto il resto per lei, anche quando lei gli scriveva all’ultimo e praticamente eravamo già tutti pronti per uscire: lei ci passava sempre avanti e per me era una pazzia! Ho capito ora come facesse a sopportare quei lunghi periodi in cui la Stronza non si faceva nemmeno sentire! Lei tornava all’improvviso e lui mollava tutto di nuovo per quelle misere due ore che gli dedicava! Ora lo capisco, capisco che era una necessità, capisco che non era soltanto lei ad usare lui, ma anche lui usava lei: a volte due ore di piacere diventano tutto! Due ore di vero piacere, qualsiasi piacere esso sia (ovviamente avendo rispetto di se stessi e degli altri), passano sopra a qualsiasi altra cosa ed è giusto che sia così! La vita è soltanto una bisogna goderne e, più o meno, se sarò fortunata, sono circa alla sua metà e dopo questa mia svolta, accompagnata da tutta questa consapevolezza, sorrido e vado avanti!
Buon anno a tutti da Rimmel Ribelle!